Riapre dopo sei anni la chiesa da il nome ad uno dei quartieri più vivi della città
Dopo sei anni di chiusura finalmente ha riaperto la Chiesa che da il nome al quartiere che da Piazza Carlo III arriva fino a Porta Capuana: Sant’Antonio Abate.
L’edificio era già presente nel 1313, quando qui esisteva una cappellina ed un ospedale dove si curava il “fuoco sacro”, l’herpes zoster, detto Fuoco di Sant’Antonio. I Frati Ospitalieri di Sant’Antonio erano arrivati a Napoli al seguito degli Angioini, qui curavano i malati con un unguento che ricavavano dal grasso del maiale (ed è questo uno dei motivi per il quale il loro Santo protettore è rappresentato sempre con questo animale al fianco). Con l’avvento degli Aragonesi furono però allontanati dal Regno perchè ritenuti troppo vicini alla precedente casa regnante, così l’ospedale passò alle dipendenze della Santa Casa dell’Annunziata fino a quando, nell’ultimo decennio del XVIII secolo, fu soppresso.
La Chiesa ha avuto una serie di restauri che hanno alterato le forme originali, ma fu quello Settecentesco, voluto prima dal Cardinal Cantelmo e poi dal Sersale, a dotarla della neoclassica facciata che tuttora troviamo, mentre Arcangelo Guglielmelli rifece tutti i marmi. Dopo il 1860 fu completamente abbandonata: divenne officina di un fabbro ed in quella occasione molte tele scomparvero, compreso il ciborio in marmi preziosi e pietre dure.
Superato l’atrio di ingresso ed oltrepassato il portale trecentesco, si accede alla Chiesa con navata unica. Sul soffitto fino al secondo dopoguerra avremmo trovato una enorme tela di Domenico Viola rappresentante la Gloria di Sant’Antonio, oggi dispersa. Del pittore però rimangono le tele tra le finestre che rappresentano dodici Santi Eremiti. Sulla sinistra c’è una quattrocentesca statua in marmo della Madonna con Bambino. Secondo la tradizione il volto di Maria è quello della Regina Giovanna I. Rimangono anche due affreschi trecenteschi molto deteriorati, una Madonna con Bambino ed una Crocifissione. Recentemente è stato restaurato un San Gennaro in gloria di Luca Giordano, e ricollocato a sinistra del presbiterio. L’altare maggiore è datato 1701, fu realizzato dal marmoraro Nicola Tammaro su disegno di Arcangelo Guglielmelli. Sulla parete del presbiterio troneggia un trittico con al centro Sant’Antonio benedicente ed ai lati San Ludovico d’Angiò e San Giovanni Evangelista. Degno di nota è il busto reliquiario di Sant’Antonio: infatti al centro del petto c’è uno scomparto che ospita pezzi di ossa del patrono.
La Chiesa è ufficialmente riaperta al culto ed ora aspetta solo fedeli e turisti che vogliono riscoprire questo gioiello storico – artistic