Dedicata al sovrano spagnolo Ferdinando d’Aragona, si trova in Piazza Trieste e Trento
A pochi passi da Piazza del Plebiscito e dal Teatro San Carlo, a Napoli, si trova una chiesa, nota come la “chiesa degli artisti”, caratterizzata da una monumentale facciata che è interamente inglobata nell’architettura della Galleria Umberto I.
L’edificio sacro – originariamente dedicato a San Francesco Saverio, Patrono delle missioni, e oggi conosciuto come Chiesa di San Ferdinando – si affaccia su Piazza Trieste e Trento, che i napoletani continuano a chiamare Piazza San Ferdinando, al cui centro è possibile ammirare la celebre Fontana del Carciofo.
La prima pietra di questa chiesa fu posta, per volontà dell’Ordine dei Gesuiti, nel giorno della Candelora del 1636, su progetto di Giovanni Giacomo Di Conforto, mentre le successive modifiche furono ad opera di Cosimo Fanzago. La sua apertura al culto avvenne solo nel 1665.
La pianta è a navata unica con cappelle laterali, mentre e l’abside è continua alla Chiesa di Santa Brigida. Al suo interno custodisce una volta completamente decorata nel 1695 da Paolo de Matteis (allievo di Luca Giordano) che, nella sua opera, testimonia il trionfo della religione sull’eresia tramite le raffigurazioni di Sant’Ignazio di Loyola, San Francesco Saverio, San Francesco Borgio e i tre Martiri Giapponesi, mentre in basso, a sinistra, troviamo la figura di Maometto che precipita con il Corano.
Sull’altare maggiore si trova un dipinto raffigurante San Ferdinando realizzato da Federico Maldarelli. Inizialmente i Gesuiti avevano commissionato a Salvator Rosa una pala d’altare che doveva rappresentare San Francesco Saverio in gloria, ma quest’opera, poi perduta, non piacque ai committenti che decisero di sostituirla con un dipinto di Cesare Francanzano raffigurante San Francesco Saverio nell’atto di battezzare gli abitanti dell’India. Successivamente, anche questa commissione ebbe analoga sorte della precedente. Il terzo artista interpellato fu Luca Giordano che aggiunse al soggetto iniziale Sant’Ignazio di Loyala che rende grazie all’Eterno Padre. Questa tela è oggi custodita presso il Museo di Capodimonte.
Nel 1767, con la soppressione della Compagnia del Gesù, la chiesa entrò a far parte del patrimonio di Casa Borbone per essere successivamente ceduta ai Cavalieri Costantiniani i quali, proprio in onore del re spagnolo, intitolarono la chiesa a San Ferdinando d’Aragona.
Dal 1827 l’edificio di culto appartiene alla Reale Arciconfraternita di Nostra Signora dei Sette Dolori che, fino al 1860, ebbe tra i suoi numerosi membri anche gli esponenti della Famiglia Reale dei Borbone. Stessa sorte toccò, dopo l’Unità d’Italia, a Vittorio Emanuele III e Umberto II, di Casa Savoia.
In questa chiesa si sono svolti i funerali di personaggi famosi come Achille Lauro, Sergio Bruni, Roberto Murolo e qui fu allestita la camera ardente per Mario Merola.
Inoltre, sempre in questa chiesa si rese omaggio a Pergolesi con il suo Stabat Mater in occasione del trecentesimo anniversario dalla morte.
Nei giorni festivi, inoltre, alle ore 18.00, è possibile partecipare alla messa che si celebra con rito antico in latino.