L’isolotto dell’arcipelago flegreo che ispirò Matilde Serao
Nisida è la più piccola isola dell’arcipelago flegreo. Di origine vulcanica, ha una forma circolare e si dice che in appena mezz’ora si potrebbe fare in barca il giro di tutto il suo perimetro.
I greci la chiamarono “Nisida”, ovvero piccola isola, e in epoca romana rientrò tra i possedimenti di Lucio Lucullo che realizzò nel territorio flegreo una grandissima villa.
Ancora oggi sull’isola c’è il castello medievale che si innalza sulle sue rocce. L’edificio fu costruito nel XIV secolo durante il regno della regina Giovanna, nipote di Roberto d’Angiò. Aveva principalmente scopo di difesa e controllo delle coste. Durante il vice regno spagnolo di don Pedro de Toledo la costruzione fu fortificata per proteggere la città dai pirati, soprattutto dai saccheggi di Barbarossa che si aggirava tra Ischia e la Calabria.
Con lo scoppio della peste nella prima metà del XVII secolo il viceré Antonio Álvarez l’adibì a lazzaretto per i malati. In particolare era usato per confinare in quarantena i marinai che arrivavano al porto e che, in questo modo, non entravano nella città e non rischiavano di diffondere il contagio.
Durante il regno borbonico il castello divenne prigione, furono incarcerati soprattutto i ribelli politici fautori della repubblica. Con l’istaurarsi del Regno d’Italia mantenne la funzione di carcere ma stavolta furono imprigionati i difensori del regno borbonico. Dal 1934 il castello è il Penitenziario Minorile di Napoli. Uno dei progetti realizzati con i ragazzi della struttura è il Parco Letterario, una serie di sentieri sull’isola in cui si scoprono le sue bellezze naturali e i passi letterari di artisti e autori che ne sono stati ispirati.
Nisida ha ispirato anche Matilde Serao per una delle sue Leggende napoletane. La giornalista descrive l’isola come una di quelle donne “incantatrici, fredde e sprezzose che non possono nè godere, nè soffrire. Paiono fatte di pietra, di una pietra levigata, dura e glaciale; vanno in pezzi ma non si ammolliscono; cadono fulminate ma non muoiono”. Questa bellissima donna fece innamorare tutti senza mai concedersi, in particolare quattro fratelli, Poggioreale, Capodimonte, San Martino e Vomero, che ancora oggi la stanno aspettando. Un uomo gentile e delicato s’innamorò a tal punto da suicidarsi per il suo amore non corrisposto. Il giovane si buttò in mare ma il Fato volle che si trasformasse in Posillipo e che dalla terra continui ad ammirare Nisida, l’oggetto del suo amore. Si osservano distanti senza mai incontrarsi.
La storia di Nisida si divide tra malati e carcerati, però Matilde Serao è riuscita a dare il giusto fascino a questo piccolo pezzo di terra nel blu del Mediterraneo.
Foto di Veronica Pennini.