Piazza della Repubblica torna a risplendere con la chiesa dove fu battezzato Giacinto Diano
Riapre al culto, dopo sette anni di lunghi restauri, la chiesa di Santa Maria delle Grazie a Pozzuoli.
Libera da ingombranti impalcature, la sua bella facciata, con l’alto campanile, si gongola, tra turisti e passanti curiosi, in piazza della Repubblica, nel cuore del centro storico. Una chiesa rinata più volte perchè l’originaria struttura del XVII sec. fu interamente abbattuta a causa dei danni provocati da infiltrazioni d’acqua di mare. Effetto del bradisismo discendente della terra flegrea.
Nel transetto della chiesa, si trovano due importanti tele di Giacinto Diano del 1760: San Giuseppe con Bambino Gesù e Ultima Cena. È qui, che il pittore “… una delle maggiori personalità del settecento napoletano” fu battezzato “al sacro fonte“. Ce lo ricorda una bella iscrizione posta nella facciata della chiesa perchè la città “tramanda – con orgoglio – la memoria del suo illustre figlio detto il Pozzolano“.
La Chiesa ha tre navate e tre cupole in corrispondenza delle tre absidi ed un bel pulpito marmoreo risalente al 1915.
L’11 dicembre 2021, già danneggiata dal bradisismo negli anni ’70 ed ’80, la chiesa ha spalancato le sue porte annunciando la sua ri-nascita proprio come il Bambino Gesù che ri-nasce, ogni anno, il 25 dicembre. In occasione delle festività natalizie, la chiesa quest’anno si è arricchita di un particolarissimo presepe già divenuto punto di attrazione nella bella Puteoli. Il presepe è dono della famiglia Esposito.
L’ opera è stata realizzata, nel corso di diversi anni, con amore, pazienza e devozione da un “artigiano per passione”, il Signor Giuseppe. “Il presepe Napoletano è una pagina di Vangelo tradotto in dialetto napoletano“, ripeteva Giuseppe mentre le sue abili mani, prestate all’arte presepiale, citavano le parole del famoso Architetto Michele Cuciniello. Pensando a questo mondo fatto di pescatori, contadini, venditori ambulanti, ha creato una città Santa in sughero che ruota mostrando i suoi angoli, la sua gente, la sua magia. Ruota infatti questo presepe: collocato su un supporto meccanico, è lui che si mostra e gira attorno a noi. L’ occhio ne cerca i dettagli e l’animo partecipa commosso entrando in quel piccolo mondo chiassoso e solenne in attesa della nascita di Cristo.
E così, davanti ai nostri occhi incantati, girano balconi, panni stesi, osterie, giocatori di tombola e minute stanzette, che prendono forma dietro piccole finestre: hanno mura affrescate e cuscini ricoperti di merletti. Povertà e calore. Sbirciamo tra mille dettagli, tutto è fatto a mano, tegole, pastori, finanche le sedioline di legno o le gabbiette con i topolini: anche loro sono presenti all’annuncio divino. Se fosse un quadro, sarebbe senza dubbio un’opera di pittura fiamminga del ‘400. Quella pittura era definita ottica e pareva descritta attraverso una lente di ingrandimento esattamente come questo presepe.
In questo Vangelo che ruota, scorgiamo, tra i tanti personaggi, il pastore che annuncia. Un antico “strillone”. Con stupore alza le mani ed acclama. “E’ nato! E’ nato“. Mi pare di sentire la sua voce rotta dall’emozione. Tutti ascoltano, tutti rispondono. In primis gli animali. Ed infatti, ruotando ruotando, appare la grotta. Si sofferma per qualche istante. Abbiamo il tempo di inchinarci davanti al Re. Qui c’è la Madonna, Madre gentile, che culla. Ai suoi piedi, cani e gatti. Il mondo si scuote. Il mondo è in silenzio. Il mondo contempla. Non più tenebre ma luce che illumina l’Universo intero con tutte le creature viventi. Questo gatto in pole position, mi fa pensare allo splendido quadro di Giulio Romano presente a Capodimonte: la Madonna della gatta.
Giulio Romano era allievo del Divin Raffaello…Quanta maestria, devozione e sensibilità. Una “laude” al presepe scritta con sughero, muschio, legno, terracotta e fede. E’ un bello nel bello questo “Vangelo in dialetto“. Non si separerà più dalla sua chiesa ritrovata. Grazie Maestro Giuseppe. Grazie alla famiglia Esposito e a questo preziosissimo dono alla città.