Martedì 18 giugno alle ore 18 a Barra, presso la Biblioteca sociale “La casa di Francesca” Napoli-Barra
“Io, Lauro e le rose” è una storia realmente accaduta che si svolge in un piccolo comune della Penisola Sorrentina, un racconto intenso e coinvolgente dalle mille sfumature, che ha come fondamento l’amore declinato in tutte le sue forme, soprattutto nell’amicizia dei tre protagonisti con un sogno da realizzare, fino a tingersi di toni più forti e scuri, quando si narra di pregiudizio, omofobia e pedofilia. Un romanzo di formazione, ma anche una storia autobiografica, in cui l’unica morale è quella di offrire al lettore la verità di una storia reale e dolorosa, oltre al senso di giustizia che l’autore restituisce al protagonista.
“Io, Lauro e le rose”, con le sue 255 presentazioni in giro per l’Italia, rappresenta un vero e proprio caso letterario, soprattutto perché è il primo romanzo autopubblicato ad essere stato presentato al Salone di Torino. A sette anni dall’uscita, il romanzo continua il suo viaggio negli incontri con l’autore soprattutto nelle scuole e in luoghi frequentati dai giovani, proprio come la Biblioteca sociale “La casa di Francesca”. Nata nel 2024 dal sogno di Francesca Speraddio che, nella sua breve vita, ha immaginato una biblioteca in cui, non sono importanti solo la quantità e la qualità dei libri in catalogo, ma quante persone la frequentano, vi studiano, si fermano a leggere e si incontrano per discutere e confrontarsi, propongono e partecipano alle attività. Uno strumento con cui contribuire a realizzare l’ideale di uguaglianza dell’articolo 3 della Costituzione, perché in biblioteca tutti sono uguali. I genitori di Francesca, Mariarosaria Izzo e Matteo Speraddio, hanno abbracciato questa visione, realizzandola nella periferia nord di Napoli, a Barra, per restituire ai cittadini uno spazio di aggregazione e di confronto, ma anche per essere coerenti con loro stessi che, da sempre, hanno scelto di esercitare la propria attività come docenti proprio nelle periferie svantaggiate. Un appuntamento dunque di crescita, confronto, dialogo, in cui Mario Artiaco con il suo “Io, Lauro e le rose” incontrerà il pubblico de “La Casa di Francesca”.Modera l’incontro Manuela Ragucci.
L’ingresso è libero.
Io, Lauro e le rose
Tre amici e le loro bravate, l’ingenuità, il sogno, l’incoscienza, la malattia, l’omosessualità, gli abusi e “la morte che pone fine a una vita, non a una relazione”.Due registri diametralmente opposti, il giorno e la notte, la gioia e il dolore, scandiscono il ritmo e le sensazioni. Il primo all’insegna dell’adolescenza, dei giochi, la spensieratezza, o presunta tale, e un viaggio che segna la fine di un’epoca. Il viaggio più strampalato e impraticabile cui si possa ardire. L’altro registro assume toni e circostanze drammatiche e anche l’inesorabile e lento spegnersi del protagonista finisce in secondo piano spodestato dai racconti della sua adolescenza. Il progressivo disvelarsi dell’omosessualità di Raffaele si impossessa della scena ma le scoperte circa la sua malattia e la sua convivenza con don Peppino, benefattore incontrato all’oratorio del Santuario della Madonna di Pompei, rubano la scena e infittiscono la trama.L’ordine cronologico non viene rispettato. Raffaele racconta, e chiede di raccontare, avvenimenti assolutamente disparati nei toni, nei tempi e nelle ambientazioni. Il suo umore e le sue condizioni fisiche la fanno da padrone. Il tempo stringe e non intende terminare il suo viaggio terreno tormentato da rimorsi e rimpianti. Nulla vorrebbe fosse indiviso, incompiuto. Dove può, pone rimedio, ma alcuni avvenimenti non dipendono dalla sua sola volontà e così la madre, sorda e tracotante, incapace di accettare la sua natura, nulla compie nonostante il richiamo disperato del figlio morente la vorrebbe al suo capezzale.Un romanzo d’Amore. E non si intenda quello che alberga tra uomo e donna o tra persone dello stesso sesso. Si narra anche dell’amore che lega indissolubilmente le vite di tre amici, amici da bambini e fin all’ultimo respiro, dell’amore incredibilmente incompiuto, non corrisposto, tra una madre e un figlio, dell’amore per un fratello e per una sorella. Dell’amore per “l’uomo dei due sogni” e l’escamotage che finge utilizzare il protagonista attuando una fuga al fine di raggiungere il più grande calciatore di tutti i tempi all’alba della finale dei mondiali di “Mexico ‘86”, dell’amore per padri assenti e silenti, dell’amore che resta comunque e sempre più forte della morte.
MARIO ARTIACO
Mario Artiaco, classe ‘75, napoletano, ma soprattutto Maradoniano doc, quattro meravigliosissime figlie femmine e due beagle, si descrive come sognatore, innamorato, matto, estroverso, con una sola ed insindacabile certezza fin da piccolo: scrivere. Ex figlio ( ma non se ne perdono mai i benefici), ex bancario triste, ma grato, lascia il posto fisso per diventare un viaggiatore presso il dolore degli ultimi, quello che difficilmente gli altri sono disposti a visitare. Questa scelta di vita lo porta ad immergersi in diverse realtà professionali e non, che diventano vere e proprie esperienze da cui imparare, che racconterà anche nelle sue storie, durante la sua nuova vita come scrittore.
Le sue attività più disparate lo vedono impegnato come educatore nelle carceri e nelle comunità per tossicodipendenze. Tra gli altri progetti svolti nelle case circondariali si misura con detenuti condannati, in via definitiva, per reati attenenti la pedofilia, nonche’ pentiti di mafia e ‘ndrangheta.
E’ responsabile nazionale di un’associazione contro il bullismo ed è molto attivo nelle campagne sociali nelle scuole per la sensibilizzazione di temi inerenti alla donazione di organi e di midollo.
Nel 2017 arriva il suo romanzo d’esordio “Io, Lauro e le rose”, un’intensa e coinvolgente storia sul pregiudizio, l’amore, l’amicizia e l’omofobia. “Io, Lauro e le rose” rappresenta un vero e proprio caso editoriale, non solo perché ha oltrepassato la quota di duecentocinquanta presentazioni in giro per l’Italia, ma è il primo romanzo autopubblicato ad essere stato presentato al Salone internazionale del libro di Torino. Lo scrittore, coerente con se stesso e con il suo ideale di libertà, sostiene fortemente il self publishing, nel rispetto delle idee dell’autore contro ogni forma di manipolazione da parte delle case editrici, portando avanti anche la battaglia contro la richiesta di contributi economici da parte di quelle realtà editoriali che sviliscono, sfruttano, mercificano l’arte della scrittura. In nome di questa libertà anche i successivi libri di Mario Artiaco sono autopubblicati e presentati in diverse situazioni che abbracciano ogni tipo di pubblico, anche e soprattutto quello delle scuole.
Nel 2023 Mario Artiaco mette completamente a nudo la sua anima, nel difficile, struggente, poetico addio alla cara madre Maria Francesca nel romanzo “Quando Lei è dovuta Partire”. Il racconto, intenso, sintetico, a tratti ironico, coinvolgente, dell’ultimo periodo della vita di una madre, accompagnata “Oltre” dai figli e dai nipoti, è una storia che lascia spunti sul difficile tema del fine vita, ma che racchiude tutta la filosofia di vita di Mario Artiaco: “Amare è lasciar andare”.
Nel gennaio 2024 pubblica “21 storie che non hanno voce” in cui l’autore snocciola ventuno storie con l’intento di dare dignita’ e voce a chi non ha più voce. Storie frutto di fantasia o, in taluni casi, talmente vere e scottanti, da essere state sepolte sotto tonnellate di silenzi ed indifferenza. Un viaggio attraverso i colori e le sfumature dell’animo umano raccontato, anzi dipinto, senza giudizio, ma restando accanto ai protagonisti che sono uomini e donne di questo tempo e che, senza una penna così sensibile, non avrebbero avuto voce, non avrebbero avuto memoria, non avrebbero avuto il decoro che ogni essere vivente merita.