“Overture, verso il mediterraneo e oltre” uno spettacolo di luci, musica e laser
Tre colonne come alberi maestri di una enorme imbarcazione. Mi vien da pensare, in questo luogo di voci, vendite e memorie, alle navi alessandrine cariche di kamut. Sono nel Macellum di Pozzuoli: la vigna delle tre colonne. Così si chiamava all’epoca l’appezzamento di terra dove poi gli illuminati Borbone a metà settecento, vi avviarono i fortunati scavi. Fortunati perché ne vennero fuori non solo tre colonne in marmo cipollino ma un intero edificio di epoca romana: il Macellum di Pozzuoli, un mercato, uno dei più importanti dell’ antichità.
Questo enorme edificio (58 metri x 75) su ben due livelli, doveva essere pure bello se gli archeologi hanno individuato, ai lati della parte absidata, due latrine interamente di marmo. Bello o meno il mercato, come tutti i luoghi di fascino e mistero conserva un doppio nome, non solo quello di Macellum ma anche Tempio di Serapide. Eccolo, ancora una volta l’errore “fatale” dei primi archeologi ai quali bastava individuare colonne, marmi e luoghi absidati per chiamarli “templi” dedicati a qualche divinità. Ma almeno qui siamo difronte ad una divinità originale: Serapide (Mix di Osiride e Apis) un dio greco-egizio, il cui culto fu introdotto ad Alessandria d’Egitto attorno al 300 a.C. da Tolomeo I. Divinità egizia rappresentata dunque come uno Zeus in trono con tanto di scettro ed un fedele cane, Cerbero, tenuto a cuccia con la sua imponente mano. Quante voci si sono incontrare qui, quanti destini si sono incrociati.
Il Macellum è stato uno straordinario “shake” di culture che oggi più che mai rivendica la sua importanza e non vuole cadere nell’oblio inabissandosi nuovamente nelle acque del mare a causa dell’effetto del bradisismo. Anzi compie la sua personale lotta contro questa terra ballerina sfoggiando con trionfo le tre alte colonne ferite dai litodomi (molluschi foraminiferi). I loro segni sono il termometro reale del bradisismo flegreo. Tre colonne resistono, la quarta ha ceduto ed è crollata. Ma, in loro soccorso, ci sono le altre 16 colonne corinzie, più piccole ma tenaci come le tre in trionfo. Si trovano schierate attorno ad una tholos centrale da cui fuoriusciva acqua zampillante.
La luce è il vestito bello di questo affascinante luogo. All’alba indossa perle, al tramonto le sue pietre e i suoi marmi si vestono d’oro ma quando scende la sera altre luci lo ornano di gioielli e argenti.
Già nel 2018 si inaugurò, con un bel concerto gratuito, una nuova illuminazione notturna del sito, oggi qualcosa cambia e, con la finalità di valorizzare definitivamente questi luoghi, è nata una interessante collaborazione tra enti pubblici e privati che consentirà un’apertura definitiva del sito a partire dal mese di settembre. Si chiama “Overture, verso il mediterraneo e oltre” lo spettacolo di luci, musica e laser pensato per far rivivere le suggestioni di un mercato dove si sono incontrate etnie diverse.
Al calar delle luci del giorno, dopo un countdown proiettato sulle colonne “termometro”, si assiste ad uno spettacolo della durata di circa 10 minuti e, dopo una breve pausa, sempre su indicazioni del countdown, riparte, con questa modalità, fino alla mezzanotte. Le musiche, suggestive e coinvolgenti, sono state accuratamente selezionate da Gennaro Tesone, batterista degli Almamegretta, ed interpretate da vari artisti campani. Così, con queste luci-gioiello, il mercato – tempio indossa il suo vestito più elegante e comunica al mondo (che lo guarda incuriosito e affascinato dalle balaustre soprastanti) che mai più il mare e soprattutto l’incuria, lo faranno cadere nell’oblio. Mai più il buio.
Lo spettacolo, a cura dell associazione ATI Macellum si è tenuto già con grande successo il 7 e 8 agosto e si ripeterà il 25 e 26 settembre.
Il countdown è già cominciato…