Il fondatore Bartolo Longo, le vicende dell’icona miracolosa e la costruzione della Basilica
La prima domenica di ottobre viene recitata la Supplica alla Regina del Santo Rosario di Pompei, appuntamento che ricorre due volte l’anno in autunno e l’8 maggio.
Per l’occasione giungono nel paese della provincia di Napoli migliaia di pellegrini da tutta Italia e dall’estero per adorare la Vergine a cui fu dedicata la supplica da Bartolo Longo nel 1883. A questo personaggio è legata la costruzione, fortemente voluta, del Santuario tra i più noti e seguiti al mondo, e l’arrivo a Pompei dell’icona della Vergine tanto amata.
Bartolo Longo è stato il fondatore e il benefattore del Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, beatificato da papa Giovanni Paolo II il 26 ottobre 1980. Seguì studi in legge e visse in gioventù una profonda crisi religiosa e psichica. Fu a Napoli che Longo conobbe Marianna Farnararo De Fusco, impegnata fortemente in opere caritatevoli e proprietaria terriera della zona dove successivamente si sviluppò il santuario.
Il primo contatto di Longo con i pompeiani avvenne nel 1872 quando si recò nella Valle di Pompei per sistemare i rapporti economici tra la contessa sua moglie e gli affittuari dei possedimenti. Qui notò lo stato di abbandono e povertà in cui viveva la comunità che si riuniva intorno alla Parrocchia del SS. Salvatore. Fu proprio in quei campi che Longo udì una voce che gli diceva che se avesse propagato il Rosario sarebbe stato salvo. Fu così che ebbe chiara la sua missione: costruire una chiesa intitolata al Santo Rosario.
La prima costruzione del Santuario risale al 1891, possedeva solo l’attuale navata centrale e nelle dimensioni era molto più piccola, terminava almeno alla metà dell’impianto. Furono Bartolo Longo e la Contessa Marianna Farnarato de Fusco – vedova con cinque figli, sposata dall’avvocato Longo in seconde nozze per ovviare a dicerie e male lingue sullo sperpero delle offerte alla Madonna – a finanziare la costruzione del Santuario. Anche Longo si adoperava personalmente in qualità di manovale ed operaio all’occasione.
La Basilica Pontificia, ricca di ex voto ancora visibili lungo i corridoi del santuario, è oggi una delle mete italiane più frequentate per pellegrinaggi e per chiedere grazie.
Il quadro, oggi custodito nel Santuario, ha una storia leggendaria ed affascinante. Rappresenta la Madonna del Rosario che offre un rosario a San Domenico Guzman, fondatore dell’ordine domenicano e a Santa Caterina di Alessandria. La tela seicentesca attribuita alla scuola di Luca Giordano ha però vissuto una vicenda piuttosto rocambolesca. Pare infatti che l’icona venne trovata a Napoli grazie ad un personaggio chiave nella vita di Bartolo Longo, Padre Alberto Maria Radente, attualmente sepolto nella cripta del Santuario e che aveva operato per la conversione in gioventù di Longo, divenuto seguace di Satana.
Il quadro era in custodia presso Suor Maria Concetta di Litala, anch’ella sepolta nella cripta del Santuario, e fu portato a Pompei da un tale signor Tortora che lo condusse su di un carretto di letame. Ma il quadro nelle fattezze dei personaggi rappresentati era talmente brutto che venne modificato: al posto di Santa Rosa che compariva ai piedi della Madonna col Bambino, si appose Santa Caterina d’Alessandria. L’icona divenne ben presto molto venerata per i suoi prodigi e intorno ad essa venne costruito il Santuario che da una prima costruzione divenne sempre più maestoso.
Longo introdusse così il culto per l’icona che acquistò in breve tempo fama internazionale per i prodigi verificatisi, tanto che oggi il Santuario è una delle sole due Prelature territoriali (oltre Loreto). La supplica scritta da Longo si intitola Atto d’amore alla Vergine e fu composta come adesione all’invito che nella sua Enciclica sul Rosario, Papa Leone XIII aveva fatto ai cattolici ad un impegno spirituale volto a fronteggiare i mali della società.