Gli ufo nell’arte: il “mistero” del quadro di Capodimonte

Nel museo partenopeo una pala del Masolino studiata dagli ufologi

La clipeologia è la nuovissima (e controversa) disciplina che studia la presenza di (presunti) dischi volanti e tracce aliene nei dipinti e nei quadri più antichi. Deriva da clipeus, scudo in latino e termine col quale (secondo i sostenitori di queste ipotesi) gli antichi romani indicavano le apparizioni degli Ufo in cielo.

Complice il grandissimo successo di Dan Brown e dell’inchiesta esoterica (o quantomeno non convenzionale) sull’arte, la clipeologia ha raggiunto un livello di popolarità mai visto prima. Sempre più appassionati investigatori dell’insolito ritengono di individuare tracce di tecnologie aliene (sic!) là dove non dovrebbero proprio esserci, come, ad esempio, in un quadro del Quattrocento.

Al Museo di Capodimonte di Napoli (primo piano, sala 5) è conservato uno dei dipinti più discussi, di quelli che affascinano i clipeologi e gli appassionati di teorie non convenzionali. Si tratta della Fondazione della Basilica di Santa Maria Maggiore, opera di Tommaso Di Cristoforo Fino, alias Masolino da Panicale.

E può vantarsi di essere tra i primi dipinti a venir “analizzato” in chiave ufologica. Se ne sono occupati in tanti, dall’Italia e fin negli Stati Uniti. È (forse) da quest’opera che la clipeologia ha iniziato a lasciare le polverose tombe maya e i torridi deserti egiziani per dedicarsi all’esame delle opere medievali italiane.

Già l’artista rappresenta un (mezzo) mistero da sé. Solo da qualche anno, infatti, si sono potute accertare le sue origini, umbre. È stato ritenuto, per anni, il maestro del grandissimo Masaccio, uno dei più grandi geni dell’arte pittorica dell’Italia Medievale e morto quando aveva appena ventisette anni a Roma. Oggi quest’ipotesi pare andare affievolendosi, a favore dell’idea che i due fossero collaboratori, “soci”. Per due lunghi anni è stato in Ungheria, alla corte del re. Di questo periodo non si sa nulla, non si hanno notizie.

Ciò che interessa ai cultori della materia, però, è il fatto che quando Masolino rientrò in Italia, sbucando a Roma, iniziò a dipingere la Pala Colonna, nel 1427 in cui ritrasse anche la Fondazione della Basilica che, oggi, interessa così tanto i cultori dei misteri.

La scena rappresentata riguarda il miracolo a seguito del quale Papa Liberio decise di intraprendere la costruzione tempio. Era il 358, pieno agosto, quando una misteriosa nevicata si rovesciò sull’Esquilino. Era un segno divino, quello. Da non ignorare. Era lì che la Vergine voleva sorgesse la Basilica. Il dipinto, a sfondo dorato, rappresenta la scena “fondativa” con il Papa, i patrizi proprietari del terreno dove era avvenuto il miracolo, i dignitari e il popolo intenti a celebrare il miracolo con l’inizio della costruzione mentre dall’alto Cristo e la Vergine, raffigurati all’interno di un medaglione, guardano all’assolvimento del loro ordine divino mentre un battaglione di nuvole scure e nere dà l’impressione di muoversi in cielo. Ecco, nella rappresentazione pittorica, sono le nuvole ad affascinare i cacciatori di misteri.

Nel dipinto di Masolino, secondo i clipeologi, le nubi che hanno fatto nevicare su Roma in pieno agosto assomiglierebbero più a degli Ufo. Sono state dipinte con una forma allungata, e sono di colore scuro. Per loro, la nuvola in primo piano (quella su cui è posato il medaglione in cui campeggiano Cristo e la Madonna) toglie ogni dubbio: quello ritratto dall’artista umbro è un disco volante (secondo loro, eh).

Una delle tantissime spiegazioni che si trova navigando online nella galassia degli appassionati di Ufo, è che – poiché è impossibile che nevichi ad agosto – gli alieni abbiano fatto precipitare della bambagia, chiara e magari appiccicosa. Per motivi non meglio specificati ma che contribuiscono ad accrescere il mistero. 

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