Tra case e palazzi sorge sul ciglio della strada un monumentale mausoleo di epoca romana
Con i suoi 650 chilometri la Via Appia è la Regina Viarum: collegava la città di Roma con Brindisi, passando per Terracina, Fondi, Formia, Minturno, Mondragone, Capua e poi attraverso Montesarchio ed Apollosa arrivava fino in Puglia.
Sul tratto di Appia che attraversa il comune di Curti, nelle vicinanze di Santa Maria Capua Vetere, si crea un meraviglioso contrasto che colpisce chiunque passi di lì. Tra case, palazzi, negozi e persino una pompa di benzina, sorge sul ciglio della strada un monumentale mausoleo di epoca romana perfettamente conservato, la Conocchia.
Prende il nome dalla conocchia, o rocca, uno strumento adoperato col fuso per tessere, del quale richiama la forma.
Questo tipo di mausolei erano molto diffusi: li ritroviamo a Pozzuoli ed a Napoli uno di questi sorgeva nella zona del Parco del Poggio, dove fu distrutto negli anni sessanta del Novecento in seguito alla lottizzazione delle terre.
L’enorme sepolcro di Curti è alto 16 metri, risale al II secolo d. C. ed è giunto in queste ottime condizioni grazie ad un restauro promosso da Ferdinando IV di Borbone ed affidato a Carlo Vanvitelli, come testimonia la lapide posta sulla facciata:
“ME SUPERSTITEM ANTIQUITATIS MOLEMSENIO CONFECTAM ET IAM IAM RUITURAMREX FERDINANDUS IV, PATER PATRIAE,AB IMO SUFFULTAM REPARAVIT (Me superstite mole dell’età antica,percorsa dal corrompimento e ormai sul punto di crollare,ire Ferdinando IV, Padre della Patria,restaurò rinforzata delle basi)”.
È strutturato su tre livelli: quello più basso é a forma di cubo, con la porta di ingresso, nell’intermedio probabilmente erano sistemati, in ovali, i ritratti dei defunti li seppelliti, in cima invece c’è un tholos, un tempietto rotondo sostenuto da colonne. Varcando l’ingresso si entra nella camera sepolcrale, dove trovano posto undici nicchie che ospitavano le urne cinerarie.
Secondo la tradizione qui furono seppelliti sia Appio Claudio Cieco, politico e letterato romano che volle costruire la Via Appia nel 312 a. C. che Flavia Domitilla, Santa e nipote dell’imperatore Vespasiano uccisa da Domiziano perché, come riporta lo storico romano Cassio Dione, la donna fu “deviata al costume dei giudei.