
La Villa Reale sede degli incontri dei giornalisti, dell’Acquario e della Cassa armonica
Il grande parco comunale situato nel cuore della Riviera ha una storia secolare che tuttora si può ritrovare attraversando i suoi grandi viali. Creato nel 1696 il Passeggio Reale per volere del Duca di Medinaceli Don Luis de la Cerda, facendo pavimentare una piccola area che avrebbe accolto un lungo viale decorato da due file di olmi, doveva essere utilizzato nelle belle giornate per intrattenere gli amici con feste e ricevimenti sorprendendoli in speciali occasioni con piccoli effetti speciali. Si ricorda ad esempio la festività di S. Anna nel 1698, in occasione dell’onomastico della moglie, quando dalle tredici fontane che decoravano il giardino spillò vino invece che acqua.
Il passeggio reale rimase circoscritto ad una piccola area fino alla seconda metà del 1700 quando Ferdinando IV di Borbone commissionò all’architetto Carlo Vanvitelli (figlio del celebre architetto della Casa Reale Luigi Vanvitelli) importanti modifiche e ampliamenti. Nel progetto iniziale di Carlo, l’ingresso doveva essere maestoso con 12 statue in stile classico provenienti dagli scavi di Pozzuoli e con una grande scultura rappresentante la Flora e due padiglioni con porticati in stile neoclassico posti subito dopo l’ingresso che tuttora affaccia su piazza della Vittoria. Il giardino venne ampliato fino al mare esuddiviso in 5 viali alberati, approfittando della colmata che venne realizzata agli inizi del 1700 momento in cui venne abolito il divieto di costruire sulla Riviera e il lato vista mare venne decorato con tralicci di vite disposti su delle grate che richiamavano i giardini nobiliari francesi e quelli di Versailles, creando un affaccio mozzafiato sul golfo di Napoli. Ma i progetti di Carlo che idealmente erano simili a quelli dei meravigliosi e lussureggianti giardini delle regge borboniche, vennero ridimensionati soprattutto per problematiche legate agli spazi.
La Villa Reale venne inaugurata nel 1781 in occasione di una grande fiera che si teneva a Napoli in estate a partire dal 1731 conclusasi l’8 settembre con la festa della Madonna di Piedigrotta, unica ricorrenza nella quale la Villa apriva le porte al popolo, antico diritto già acquisito con gli spagnoli. In un primo momento i viali vennero decorati con statue originali provenienti dagli scavi e dalla collezione Farnese che Ferdinando IV trasferì da Roma, Modena e Parma a Napoli; un esempio è il ciclo marmoreo del Toro Farnese che era posto al centro del viale principale ma a causa della salsedine e degli agenti atmosferici venne collocato nel Museo Archeologico Nazionale e al suo posto venne messa una vasca in granito proveniente dai ritrovamenti di Paestum che poggia su 4 leoni e una base di lava del Vesuvio (la cosiddetta ‘Fontana delle paperelle’, per i primi abitanti che la popolarono).
A intrattenere gli ospiti dei Borbone durante feste e banchetti erano gli attori della compagnia del San Carlino che si esibivano in brevi farse incentrate sul personaggio di Pulcinella. A partire dal 1800 il giardino si arricchisce di piante sia mediterranee che tropicali e di un galoppatoio grazie agli interventi di Federico Reinhardt giardiniere di corte e Stefano Gasse responsabile del progetto dell’orto botanico (1834) e di bellissime statue di gusto classicheggiante di Andrea Violani e Tommaso Solari diventando un salotto di aristocratici, letterati come Percy Bissie Shelley e la moglie Mary, Alexandre Dumas, artisti come Philip Hackert.
Nel 1861 con l’unificazione d’Italia il giardino diventa proprietà dello stato e sarà ribattezzata Villa Nazionale nome cambiato nel 1869 in Villa Comunale con una definitiva apertura a tutti. Ma nella seconda metà del 1800 avvengono altre sostanziali aggiunte. Nel 1872 l’architetto Enrico Alvino progetta la Cassa Armonica che ha ospitato fino a qualche anno fa concerti di musica classica e napoletana, circondata dai tavolini del Caffè Vacca dove si poteva gustare un buon caffè e ottimi sorbetti e dove sedevano Matilde Serao, EdoardoScarfoglio e i tanti reporter dell’Unione dei Giornalisti (fondata nel 1912) con sede proprio nella Villa.
Nel 1873 Anton Dohrn naturalista tedesco apre il primo acquario a livello europeo sugli studi della flora e fauna del Mar Mediterraneo, creando un centro studi che riuniva scienziati e biologi da tutto il mondo. Nel 1882 si apre la casina pompeiana chiamata “Pompeianorama” perché venivano proiettate delle sequenze a diorama (una sovrapposizione di foto che suggeriva l’idea del movimento, una sorta di antenato del cinema; invenzione del padre della fotografia Louis Jacques Daguerre) su Pompei. Con l’invenzione del cinema e con una notevole diminuzione di visitatori il Pompeianorama chiude e diventa prima studio dell’artista Federico Meldarella e poi sede della Società delle Belle Arti “Salvator Rosa”. Oggi la casina è sede di eventi culturali.
Dal 1900 la Villa Comunale è il luogo perfetto per passeggiare, rilassarsi nel verde, fermarsi agli chalet o fare interessanti incontri e sebbene attualmente le tante opere pubbliche abbiano un po’ appannato il fascino di questo grande giardino, resta sempre lo ‘spassiggio‘ preferito per i napoletani di tutte le età.
a cura di Pasquale De Candia