Villa Settecento a Terzigno, dove fioriscono le camelie

Su progetto vanvitelliano, l’incantevole struttura per la produzione di vino

Villa Settecento (nota anche come Villa Bifulco) è una delle ville rustiche del secolo diciottesimo costruite nel territorio di Terzigno, in provincia di Napoli, con lo scopo di sfruttare il territorio dal punto di vista agricolo, coltivato per lo più a vino e frutta. Le ville di Terzigno non sono meno affascinanti o interessanti dal punto di vista architettonico rispetto alle più note ville del Miglio d’oro, tratto costiero tra Portici e Torre del Greco. Basta guardare infatti l’incantevole facciata di Villa Settecento, costruita molto probabilmente su disegno dell’architetto Vanvitelli e costruita poi dal suo seguito per volere di Vincenzo Bifulco alla metà del’700. Pare che la villa abbia ospitato anche Gabriele D’Annunzio.

Sin dal principio la villa è stata costruita con lo scopo di gestire, nel centro del tenimento agricolo, la coltivazione delle uve, come dimostra la grande cantina, che supera di due terzi la dimensione dell’edificio e che è dotata di un ingegnoso sistema di aerazione che permette all’ambiente sotterraneo di mantenere una temperatura costante di 15-16 gradi centigradi, ideale per la conservazione del vino.

La struttura è circondata dal giardino delle camelie, frutto di una sistemazione ottocentesca. Tra fine ‘700 e durante il secolo ‘800 si è visto uno sviluppo nelle ville vesuviane della pianta della camelia, introdotta in Italia per un dono d’amore dall’ammiraglio Horatio Nelson a Lady Hamilton nel 1780 e conservata ancora oggi nel giardino inglese della reggia di Caserta.

La pianta nelle specie camellia japonica è l’esemplare da fiore introdotto con Horatio Nelson, mentre precedentemente nel XVIII secolo gli inglesi tentarono di portare in Inghilterra dalla Cina l’esemplare della camellia sinensis dalle cui foglioline si ricava il the.

Si tratta di una pianta che può vivere anche cento anni, fiorisce sin da giovane e produce dei bellissimi fiori rossi, rosa, bianchi, può essere considerato un fiore invernale, fiorisce fino al mese di aprile. La camelia è presente in numerose ville vesuviane come ad esempio a palazzo Zurlo a Boscoreale e rappresenta, oltre alla ginestra, il vero fiore vesuviano.

Nel giardino sono presenti numerosi altri alberi e piante meravigliose, tra cui gelsi, datteri, aranci, magnolie, palme.

Nella villa si produceva anche grappa che veniva depositata in una casetta presente nel giardino delle camelie.

Nel cantinone si vedono, con muratura in pietra vulcanica, si vede il pozzo utilizzato come refrigeratore nelle epoche passate e gli stalli lignee per le botti.

Altro straordinario elemento visibile nella villa è il grande torchio ligneo, la “quercia” vinaria. La pigiatura era eseguita in due fasi, la prima fase consisteva nel pestare con i piedi i grappoli ed il succo che defluiva attraverso degli appositi canali e raccolto nella parte bassa, mentre le vinacce venivano premute con un apposito macchinario il torchio, realizzato in legno di quercia (il nome dialettale della trave orizzontale che con il suo peso schiaccia le vinacce è ‘cercola‘ quercia appunto).

Attualmente la villa, restaurata e manutenuta dagli attuali proprietari, è utilizzata anche come sede di eventi privati.  

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