Scavi di Pompei: sarà un Grande Progetto?

La notorietà comporta molto spesso delle particolari attenzioni. Questo può accadere per le persone. E per le città. Il sito archeologico di Pompei, tra i siti al mondo più importanti per quantità di informazioni restituite, il secondo sito in Italia più visitato e certo tra i più amati dai turisti, è negli ultimi anni molto spesso argomento di discussione. Lo è particolarmente dal 2011 quando avvenne il crollo della Schola armaturarum, a cui, purtroppo, ne sono seguiti altri, anche se di minore rilevanza.

Riprendendo le parole del Professore Massimo Osanna, attualmente alla guida della Soprintendenza di Ercolano, Pompei e Stabia, “le rovine sono destinate a crollare”, ma per limitare i danni dovuti al tempo, alle vicissitudini storiche e, a volte, alla scarsa attenzione da parte degli uomini, è stato destinato un grande progetto che ha preso le mosse proprio da quel crollo. Lo aveva spiegato il commissario europeo Johannes Hahn al momento della stipula del piano di azione, lo scorso mese di luglio, che ha come scopo precipuo l’attuazione del Grande Progetto Pompei.

Le linee fondamentali del GPP, a cui sono destinati 105 milioni di euro tra fondi Fesr e nazionali, mirano alla riqualificazione del sito archeologico di Pompei che deve concludersi entro il mese di dicembre 2015, data in cui i soldi eventualmente non spesi ritorneranno indietro. Il progetto prevede una serie di piani di azione tra cui il piano delle opere è quello più cospicuo. In quest’ultimo rientrano i lavori per mitigare il dissesto idrogeologico e i restauri di intere aree e messa in sicurezza delle Regiones. L’ultima regio terminata è la VI; partita da poco la messa in sicurezza della regio VIII e a breve partirà quella delle Regiones IV, V e IX. Ventitré le gara attualmente bandite e undici i cantieri già attivi. Attualmente è stata chiusa per consentire l’ultimo lotto dei lavori di restauro la Villa dei Misteri, in cui si darà particolare attenzione soprattutto al colossale ciclo di affreschi.

I ritardi nell’esecuzione dei bandi e negli appalti sono molto spesso causati da lungaggini burocratici e, forse, come ha sostenuto il Soprintendente Osanna durante il convegno ‘I giacimenti culturali: il nostro passato è il nostro futuro’, tenutosi a Napoli mercoledì 26 novembre, la responsabilità di alcuni appalti banditi e poi bloccati è dell’informazione che si preoccupa troppo degli eventuali ritardi. Ma è anche vero che poter spendere tutti i soldi banditi in maniera soddisfacente e secondo le scadenze, è cosa ardua.  

Numerose le case restituite alla pubblica fruizione, ben dieci nel periodo estivo e dodici nel periodo invernale. Altro problema affrontato, a cui si è data risoluzione dopo 13 anni di difficoltà, è la riorganizzazione del servizio di vigilanza. Con i finanziamenti del GPP e la società in house del Mibact, Ales spa, sono stati acquisiti 30 nuovi addetti alla vigilanza, che interverranno per la corretta tutela del sito, molto spesso venuto alla ribalta per furti o atti vandalici ad opera di turisti e intrusi.

Altro piano di cui ci si occuperà a breve è quello della fruizione concepito per diversificare i percorsi, per evitare che i turisti visitino sempre le stesse aree, creando una serie di itinerari tematici e dare un’attenzione particolare anche ai disabili con ‘Pompei per tutti’.

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Attenzione anche al possibile intervento dei privati nel collaborare alla giusta valorizzazione dell’area, che oltre agli scavi di Pompei, collega siti di notevole interesse storico-archeologico, quali Ercolano e Oplontis già attenzionati da mecenati stranieri, Boscoreale e Stabia. Si è parlato infatti di un hub turistico da creare nella zona di collegamento tra Castellammare di Stabia e Torre Annunziata, a breve distanza da Pompei, con la creazione di strutture ricettive capaci di risolvere anche un altro dei problemi dell’area vesuviana, la scarsa permanenza dei turisti nella zona, che una volta visitato il sito mediamente si dirigono verso altre mete. Paradox Pompei è stato chiamato questo fenomeno dagli economisti anglosassoni, il che fa saltare immediatamente all’occhio, quanta, forse troppa, attenzione ci sia su Pompei, tanto da diventare un ‘fenomeno’ da studiare.

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