La Fiera Vesuviana: una delle esposizioni più antiche d’Europa

Una tradizione lunga 400 anni, un appuntamento atteso dai cittadini di San Gennaro Vesuviano e della regione intera, che ogni anno partecipano alla storica Fiera Vesuviana, una delle fiere più antiche di Europa.

Era il 1613 quando il Marchese Scipione Pignatelli, signore di Palma e Lauro, trasformò in Fiera la festa in onore di San Gennaro che da lungo tempo si celebrava davanti alla Chiesa Sant’Januarius in Silvia di origine medievale, sita nel Planum Palmae dove si trovava l’antica Cavallerizza di re Ferrante.

Immediatamente la Fiera ebbe una grande eco grazie anche all’opera di promozione svolta dai Frati Minori che la propagandavano tra le popolazioni dell’agro-nolano, del vesuviano e la zona sarnese, offrendo ospitalità ai venditori. Divenne così un appuntamento importante per le popolazioni, per mercanti ed artigiani, citata addirittura come esempio nel XVII secolo.

Gli fu presto attribuito uno spazio dedicato con 20 moggi di terreno e fu resa Fiera Franca, libera da gabelle e dazi e fu curata dal Catapano, il Maestro di Fiera investito dall’autorità feudale.

Nei secoli la Fiera Vesuviana è diventata un momento di scambio commerciale per l’area interna del Vesuvio. Nel corso del XIX secolo la Fiera ha svolto un ruolo di presentazione per la produzione vesuviana e da circa venti anni è stata delocalizzata per sviluppare il suo ruolo e funzione in uno spazio adeguato alle moderne necessità espositive.

Oggi la fiera, che ha festeggiato nel 2013 i quattrocento anni di attività con un programma memorabile, ha sede presso l’Azienda Agraria dell’Istituto Statale “Caravaggio” che offre spazi e attrezzature.  

A Fera come viene comunemente chiamata in dialetto, riveste ancora oggi un ruolo fondamentale per produttori, allevatori, mediatori e gente comune che provengono da molti territori, fore regno, come si diceva un tempo. Agricoltura e cavalli restano il filo conduttore della fiera, il salone del cavallo è diventato punto di riferimento per tutto il sud Italia. Viene dato spazio anche alla cultura con il contributo di associazioni culturali del territorio che richiama ogni anno storici e studiosi di importanza nazionale. 

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