“La modalità per contrastare la crisi dell’editoria può essere la specializzazione, e noi l’abbiamo fatto con una libreria antiquaria, che parla di Napoli”. E’ l’idea avuta da Edgar Colonnese, gestore, assieme al fratello Vladimiro ed alla mamma Maria, di una delle librerie più ricercate di Napoli.
La Casa Editrice Colonnese nasce in uno spazio geografico e culturale che a Napoli, nei secoli scorsi, trovò il uso incrocio ideale con altre culture europee. Grazie a loro la napoletanità sopravvive e cerca di rinnovarsi in contrapposizione alla globalizzazione. Esistono ancora oggi, per fortuna, editori dotati di progettualità culturale e senso estetico, nonostante la crisi che attraversa il settore; al contrario dei “colossi” più preoccupati dalla ricerca dello scoop e del bestseller di turno che del libro che i lettori vorrebbero e farebbero bene a leggere.
In una nota del fondatore della libreria, Gaetano Colonnese, scritta 17 anni fa, c’è scritto: “Ogni libreria che chiude diventa un varco per i barbari. Ed ogni libreria che apre sbarra loro la strada. Più che ovvio, quindi, da parte nostra, l’auspicio che mai più le librerie debbano chiudere. Anzi, che tutte, dalle ‘mega’ alle ‘Micro’, nonché le bancarelle, anche quelle con sopra i cosiddetti “libri – spazzatura” vivano sempre e siano incentivate a crescere e a moltiplicarsi. Dichiariamole tutte ‘beni culturali dello Stato’ perché non solo non vendono prodotti tossici, come fumo, alcool, armi e droghe, ma svolgono tutte, ciascuna a modo suo, un servizio di tipo sociale. Contribuiscono a sconfiggere la barbarie. Così, come le medicine combattono le malattie, i libri combattono l’ignoranza e le relative degenerazioni. Una proposta potrebbe essere quella di mettere i libri allo stesso livello dei prodotti farmaceutici, con tutti i benefici che lo Stato e le Istituzioni elargiscono per tali prodotti”. Dichiarazioni forti, che però non di discostano molto dalla realtà attuale. A confermarcelo è lo stesso Edgar Colonnese: “Un intervento ancora attuale che metteva in luce la necessità di tutelarle non solo perché non si tratta di un esercizio commerciale sic et simpliciter, ma anche perché si veicolano prodotti culturali, utili alla crescita civile di una nazione, di una regione, di una città. A fronte delle difficoltà del settore, c’è questa libreria, correlata da una casa editrice che sta provando a rinnovarsi”.
Gaetano e Maria Colonnese hanno fondato la libreria nel 1965 e, da allora, sono attivi a Napoli con la loro libreria antiquaria, con la casa editrice omonima, cercando di proporre libri che valorizzassero gli aspetti non oleografici ma quelli più prettamente culturali, valorizzando gli scrittori stranieri, dimenticati, che però hanno parlato di Napoli nei secoli scorsi, dando un’immagine europea della città. In questa fase di contrazione totale del mercato e di chiusura delle librerie – come non nominare il “caso” della Libreria Guida di Via Port’Alba – la famiglia Colonnese ha diversificato la sua produzione. “Abbiamo aperto – spiega Edgar Colonnese – in collaborazione con un collega, Luca Pisanti, il caffè bistrot letterario ‘Libri e Caffè’ nel foyer del Teatro Mercadante, che è un presidio slow – food in cui è possibile trovare una libreria specializzata in teatro e spettacolo in generale, ed in cui è possibile gustare tutto il settore enogastronomico a chilometro zero. Ma soprattutto si tratta di una libreria ecocompatibile perché completamente costruita con scaffali e banchi in cartone riciclato. E’ un po’ come tornare indietro nel tempo, creando una nuova possibilità di socializzazione. Farlo a Napoli è importante, innestarlo in un teatro lo è ancor di più. Già nei secoli scorsi Napoli ha dato tantissimo, con le visite di Wilde, D’Annunzio e Leopardi; i caffè letterari erano aldilà del gustare o meno la bevanda o trattenersi, erano luoghi in cui si rifletteva e, a volte, si cospirava pure”.
Ecco allora quale potrebbe essere la strada giusta per il rilancio culturale e letterario di Napoli a Napoli, a fronte di una crisi che non ha colpito solo la Campania ma l’Italia intera: “Esiste un oligopolio che sta concentrando su di sé tutta la filiera della distribuzione e della promozione. I grossi marchi aprono anche le librerie, sono marchi editoriali quindi producono libri; e sono marche che distribuiscono e promuovono. Questo significa che in queste librerie di catena, l’editoria indipendente comincia ad avere difficoltà e ad entrarci, e quindi questa crisi che si esprime con la chiusura delle librerie, si esprime anche con la difficoltà degli editori. In Francia, dove c’erano le stese problematiche, con una legge si è riusciti in parte a far sopravvivere le librerie e le case editrici indipendenti”. Non solo protezione statale ma anche rinnovamento, una sorta di 3.0 delle librerie: “Napoli è una città – conclude Colonnese – in cui le librerie sono a tradizione familiare e quindi ci sono delle difficoltà abbastanza evidenti. Ne parlo io che ho una libreria che gestisco con mia madre e mio fratello, quindi familiarissima. La modalità per contrastare questo è la specializzazione, e noi ci siamo specializzati con una libreria antiquaria, ma soprattutto una libreria che parla di Napoli”.