Birra, cresce la produzione artigianale in Campania

Distillata dai Sumeri già 5000 anni fa, la birra è la bevanda fermentata più antica dell’umanità, probabilmente databile al settimo millennio a.C. Ogni anno nel mondo se ne consumano circa 1.500 milioni di ettolitri e nel nostro Paese il consumo annuo pro capite sfiora i 30 litri. 

La prima testimonianza chimica nota è datata intorno al 3500-3100 a.C.  Certo oggi sarebbe difficile riconoscere come “birra” l’antica bevanda: il luppolo, per esempio, venne menzionato per la prima volta solo nell’822 da un abate carolingio. Il salto di qualità nella produzione della bevanda fu merito dei monasteri in epoca medievale, quando la birra divenne molto simile all’attuale. Acqua, malto d’orzo, luppolo ed erbe aromatiche sono i principali ingredienti della birra anche se questa può essere ottenuta mediante fermentazione di qualsiasi cereale. 

La birra viene prodotta mediante fermentazione alcolica con ceppi di saccharomyces cerevisiae (il lievito di birra utilizzato anche per la panificazione) o di saccharomyces carlsbergensis (che prende il nome dalla birreria danese che per prima lo isolò) e zuccheri derivanti da fonti amidacee, in particolare il malto d’orzo, le fasi di lavorazione prima di arrivare alla cottura, sono tre. La prima in cui il malto viene immerso in acqua calda dove gli amidi presenti vengono convertiti in zuccheri, ne segue una seconda, che prevede l’impiego di un lievito in grado di avviare la fermentazione e la formazione di alcool e anidride carbonica. La terza fase è quella dell’ammostatura: si macina il malto fino a ottenere una sorta di farina, quindi lo si miscela con acqua a 65-68° per trasformarlo in mosto. È a questo punto che si separa la parte liquida da quella solida tramite filtrazione, inizia poi, la cottura dopo la quale seguono le fasi di fermentazione, pastorizzazione, e  filtraggio per eliminare i residui di opacità, infine viene imbottigliata o infustata. Alcune birre sono rifermentate in bottiglia. In questo caso prima di chiudere il tappo si aggiunge del lievito in modo che, oltre alle due ordinarie fermentazioni, ne avvenga una terza che aumenta il tasso alcolico. Una bella presenza di schiuma è un importante indice di freschezza e rende la bevanda più digeribile, preservandola dall’ossidazione.

Per la birra quest’anno grande successo e meraviglioso ritorno anche al Vinitaly. Infatti, a pochi giorni dalla sua conclusione i dati sono eccellenti. Più di 30 aziende produttrici presenti. Un’occasione per testare le ultime novità dal mondo della birra  e delle specialità  che ormai rappresentano una quota del 7-8% del mercato. AssoBirra è tornata al Vinitaly  per offrire a curiosi e amanti un assaggio della bevanda che ha conquistato 35 milioni di italiani. Un prodotto naturale e di elevata qualità, grazie ad una media di 70mila controlli ed analisi che la filiera compie per portare una birra dal campo di coltivazione delle materie prime al bicchiere del consumatore.

Una particolare attenzione meritano i microbirrifici presenti, uno in ogni provincia italiana a testimonianza di una realtà imprenditoriale che ha conquistato tutto il Paese. Queste piccole imprese, create e gestite  da giovani imprenditori di casa nostra, stanno conquistando anche mercati difficili e complessi come quelli anglosassoni o giapponesi e  vincono prestigiosi premi in giro per il mondo, grazie alla capacità tutta italiana di creare  prodotti non solo di elevata qualità ma anche originali e creativi  che sfruttano nella ricetta ingredienti tipici del nostro ricchissimo territorio.

Anche la produzione artigianale in Campania cresce, con una trentina di ‘microbirrifici’ che puntano a soddisfare gli appassionati che bevono ‘bionde’ e ‘rosse’ tutti i giorni. La regione è sesta per produzione di orzo. Consuma birra quasi un campano su due sopra gli 11 anni. La Campania della birra, cresciuta negli ultimi anni protagonista riconosciuta e qualificata in Italia. Tra i tanti nomi, riecheggia quello di Malto Vivo di Capriglia Irpina nell’avellinese, paesino ai piedi del Partenio da una idea dei due soci fondatori Luigi e Patrizio, che animati dall’interesse per la birra, hanno iniziato nel gennaio 2004 a sperimentarne la produzione artigianale. 

La ricerca e lo studio dei prodotti della tradizione brassicola europea sono stati il terreno sul quale evolvere le nuove proposte, sempre con una sola regola imperativa: muoversi nel pieno rispetto dei canoni e della lunga tradizione di questa bevanda. Per mantenere integri i valori di naturalità e genuinità dei prodotti, gli ingredienti selezionati sono OGM free.

Quattro le birre di loro produzione. Ma fiore all’occhiello è la BLACK LIZARD. Colore moka, schiuma compatta profumo di caffè, liquirizia e leggere affumicature, gusto morbido con sentori di cioccolata, caffè e con finale asciutto. Servita ad una temperatura di 8-10° nella classica pinta è perfetta con le carni ma, per chi volesse osare, strabiliante su dessert a base di cioccolato e caffè, che ne dite di testarla con dei gustosissimi torroncini ricoperti di cioccolato fondente? Ovviamente esclusivamente eccellenza campana, i torroncini di San Marco dei Cavoti nel beneventano… ma questa è un’altra storia.

A cura di Maddalena Marano

Una birra forte, un tabacco profumato e una donna, questo è piacere. 
J. W. Goethe 

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