Tanti campani tra i 100 chef che hanno cambiato la cucina italiana

Ci sono gli chef stellati Gennaro Esposito ed Antonino Cannavacciuolo, non poteva mancare Alfonso Caputo de La Taverna del Capitano, Ciro Salvo di 50 Kalò, e lo stabiese Agostino Iacobucci, senza dimenticare Marianna Vitale, ma anche tanti altri chef di origini campane che oggi fanno la fortuna dei ristoranti di mezzo mondo.

Un elenco di 100 protagonisti della cucina italiana che però parla tanto napoletano, quelli selezioni da Identità Golose per il libro 100 x 10. I 100 chef che hanno cambiato la cucina italiana. Realizzato da Identità Golose per celebrare i 10 anni di attività ed edito da Mondadori Electa, il libro vuole evidenziare le eccellenze della cucina del Bel Paese nell’anno dell’Expo e il loro personale contributo al gusto e alla ristorazione. A ogni chef è dedicato un capitolo che ne racconta la vita, la carriera e il pensiero. Di ognuno è stata inoltre selezionata la ricetta più creativa, spiegata nei dettaglia al lettore e illustrata da una foto.

Dicevamo una Campania che schiera i suoi “chef migliori” a dimostrazione che quando si parla di “buona cucina” la nostra tradizione culinaria continua ad essere vincente che si tratti di antipasti, street food, primi a base di pesce, pizza o dolci.

Rigorosamente in ordine alfabetico ecco gli chef campani che hanno cambiato la cucina italiana come Andrea Aprea, di origini napoletane e trascorsi cosmopoliti che oggi porta al Vun di Milano la sua cucina fatta di sapori partenopei filtrati dalle esperienze dentro e fuori i confini nazionali. Uno stile che ha portato il ristorante del Park Hyatt nel gotha della ristorazione milanese.

Non è da meno Francesco Apreda napoletano, classe 1974, che oggi delizia i palati di chi pranza o cena all’Imàgo dell’hotel Hassler nella centralissima piazza Trinità dei Monti a Roma.

Altro “napoletano al nord” è Antonio Borruso  che in Valtellina offre un bellissimo spaccato sull’universo gastronomico partenopeo proprio in mezzo ai monti.  Tutto questo potrete trovarlo all’Umani ristorante dello chef stellato Michelin.

Ovviamente non poteva mancare il protagonista di “Cucina da Incubo” il due stelle Michelin Antonino Cannavacciuolo, nato a Vico Equense ed oggi custode dei segreti del “Relais & Chateaux Villa Crespi” sul lago d’Orta.

Sempre rimanendo in penisola sorrentina, ma spostandoci fino all’estremo confine con la Costiera Amalfitana, ovvero a Massalubrense possiamo trovare l’altro chef Alfonso Caputo de La Taverna del Capitano.

Nel libro figura anche Nino Di Costanzo – chef bistellato e due Forchette del Gambero Rosso – nato sull’isola di Ischia e tornato a far parlare i prodotti del territorio e le suggestioni della tradizione locale, che per anni ha incantato i palati degli ospiti de Il Mosaico, prima di lasciarlo nel marzo 2015, e Gennaro Esposito, chef stellato Michelin de “La Torre del Saracino”.

Da Castellammare di Stabia a Bologna, questa la storia di uno degli chef con grandi traguardi alle spalle: Agostino Iacobucci, classe 1980, porta all’ombra delle torri bolognesi i suoi prodotti tipici, che arrivano ogni giorno freschi, e con cui lo chef crea un menu che si dimostra essere il perfetto connubio tra cucina mediterranea ed emiliana.

Altro riconoscimento anche per Giuseppe Iannotti  che dopo essere stato la prima Stella Michelin del Sannio vede premiare ancora una volta il suo duro lavoro di ricerca nel suo regno sannita: il Kresios di Telese.

Dal Sannio al confine estremo meridionale della Campania il passo è breve, infatti, sfogliando le pagine del libro edito dalla Mondadori, ci si imbatte anche in Vitantonio Lombardo della Locanda Severino di Caggiano (Salerno), circondato da un contesto assolutamente rurale lo chef, stella Michelin, è capace, attraverso una personalissima visione, di gettare uno sguardo raffinato e colto, sulla tradizione gastronomica che caratterizza questi territori influenzata dalla Campania e dalla vicinissima Basilicata.

Non si può pensare alla cucina partenopea e non citare la pizza, ed è per questo che trova spazio nel libro Franco Pepe che da sempre rivendica per sé il ruolo di artigiano e panificatore. A Caiazzo, in provincia di Caserta, dal 2012 è attivo il suo “Pepe in Grani” dove il meglio dei prodotti del territorio dell’Alto Casertano  si uniscono all’impasto, vero protagonista della pizza.

Pizza che recita il suo ruolo di primissimo piano anche in piazza Sannazzario a Napoli dove troviamo un altro protagonista quel Ciro Salvo di 50 Kalò che ha scalato le classifiche gastronomiche e conquistato pubblico e critica, anche Oltreoceano. La pizza di Ciro Salvo figura tra le migliori d’Italia: 3 Spicchi, il massimo riconoscimento, secondo la Guida alle Pizzerie d’Italia del Gambero Rosso.

Chef abruzzese e “vincitore” della speciale classifica regionale stilata dalla guida Street Food 2016 di Gambero Rosso è Niko Romito, anche lui presente nella lista dei 100 chef, le sue “bombe” potrete assaggiarle in via Alabardieri a Napoli.

Il suo “regno” è a Brusciano, in provincia di Napoli, a Taverna Estia qui potrete trovare il giovanissimo Francesco Sposito, classe 1983, un’età sufficiente per scalare i gradini di quella Campania gastronomica.

Regine della cucina anche Viviana Varese, salernitana classe 1974, che insieme a Sandra Ciciriello, che guidano la cucina del ristorante all’interno di Eataly Smeraldo di Milano, e Marianna Vitale che con gestisce il suo Sud, nel cuore difficile dei Campi Flegrei dal maggio 2009, ottenendo riconoscimenti su riconoscimenti come la stella Michelin nel novembre 2011 e il titolo di Miglior Cuoca d’Italia nel 2015. 

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