Foto. In giro su “due ruote” in Costiera

Quando le belle giornate di Sole iniziano ad affacciarsi con frequenza, è lecito approfittarne per le prime uscite in moto dell’anno. Si viaggia senza orari e con l’unica meta di una passeggiata in Costiera Amalfitana.

Iniziamo allora da Salerno, uscita centro. Ci accoglie il traffico della domenica cui si aggiungono i tir, dal porto, che affollano il viadotto Gatto. Svicoliamo tra macchine e camion e raggiungiamo Vietri sul Mare che è la porta della Divina. Giusto una sosta, tra le ceramiche e i balconi affacciati sul paradiso e si riparte.

Le prima curve si attraversano ad andatura discreta. Non c’è folla, è pur sempre mezzogiorno e il sole fortissimo picchietta il paesaggio, riempiendolo dei colori del sogno. Scorrono tutt’attorno a noi Raito con Villa Guariglia e Cetara, con la sua Torre Saracena. Ci accompagna la collina a strapiombo sul mare, cristallino come solo in primavera può essere. Al parapetto, un muro forte ma basso (e perciò, comunque, deliziosamente pericoloso) si alternano le piazzole. Ne saltiamo qualcuna, ma molte meritano una fermata. Lo spettacolo di Capo d’Orso è imperdibile. Tra le girate e le volte della strada, arriviamo a Maiori che s’annuncia con un’opera in ceramica e squarci favolosi.

L’idea sarebbe quella di fermarsi un po’, ma si può facilmente cambiare idea e, inerpicatici sulla salita che supera il centro, arriviamo a Minori ch’è una perla. Schiacciata la sua fama da quella del suo illustre cittadino, pasticciere rinomatissimo, si presenta come un fazzoletto ricamato col nome santissimo di Trofimena.

È, quella della santa patrona dell’Antica Reghinna Minori, storia commovente e drammatica. Rifiutò, giovane devota alla parola di Cristo, il buon matrimonio con un pagano. Il padre, furibondo, l’ammazzò e le sue spoglie – affidate alla custodia di una teca e alla pietà delle onde del mare di Messina – giunsero alla foce del fiume che dava il suo nome al villaggio. Una pia lavandaia che se ne stava a sciorinare i panni, fu raggiunta dal prezioso frutto del martirio. Ne raccolse le reliquie che i minoresi conservano, devotissimamente, in una cripta annessa alla Basilica dedicata proprio alla Santa Verginella. L’imponente tempio guarda il mare a tutela e protezione della Martire ai suoi amati fedeli.

Si riparte, dopo aver saggiato le acque fredde che bagnano Minori. A questo punto è necessario abbandonare la strada della Costiera per salire lungo le vie verso Ravello. Non è certo via più facile (o meno divertente, fate voi!). C’è un semaforo che regola il traffico sulla carreggiata, circondata dalle terrazze. Sotto le coperte di plastica nera, riposano i limoni. Quando saranno maturi delizieranno i palati: da questi frutti si ricava, tra le altre cose, il famosissimo Limoncello che negli anni è diventato un culto irrinunciabile per i buongustai. Più giù stanno i sentieri del trekking, sul letto del fiume – che comincia a essere arso – ci si incammina alla ricerca delle orme di quegli dèi che la Divina abitarono.

Decidiamo di arrivare fino all’Auditorium dedicato alla memoria dell’architetto brasiliano che lo progettò, Oscar Niemeyer. Proseguiamo solo il tempo necessario a perderci nelle strade che terminano nella macchia di vegetazione che fa corolla preziosissima a tutto il paesaggio della Divina Costiera. Il bosco incombe e non ci va, per adesso, di affrontarlo.

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