“Il mio sogno è ridare all’arte la dignità che merita e creare una comunità a forma di musica”. Si astengano dalla lettura i puristi del jazz e gli elitari della musica classica, perché oggi vi parlerò di un personaggio “scomodo” dell’ambiente musicale: Vincenzo Danise – in arte semplicemente Danise – eclettico musicista partenopeo originario del quartiere delle Case Nuove (lo stesso da cui proveniva Mario Merola), espressione di quella Napoli che è contraddizione, contaminazione di stili, condivisione, ricerca.
La passione di Danise per il pianoforte nasce sin dalla più tenera età: il suo primo pubblico è composto dai soci del Circolo Posillipo di Napoli, tra i quali il grande Roberto De Simone che gli apre le porte del Conservatorio di San Pietro a Majella dove riceve una solida formazione classica di base, unita allo studio del jazz. Da lì si sviluppa un percorso che lo condurrà a collaborare con artisti di fama internazionale, alla pubblicazione nel 2009 del suo primo lavoro discografico dal titolo “Immaginando un trio”, alla composizione delle musiche per il film “Un consiglio a Dio” di Sandro Dionisio, ma, soprattutto, alla realizzazione di un progetto itinerante che porta la sua musica in giro per il mondo: “Danise on the road”.
Una delle tappe è stato il Museo Emblema di Terzigno in occasione dell’appuntamento culturale “Muse e Vesuvio” dove si è esibito in una performance musicale di sua composizioni come “Partenope tra le onde”, “Fuoco dal Mediterrano”, “Murales”, in cui gli effetti cromatici cangianti e l’ausilio di strumenti poco “convenzionali” (bottiglie di plastica, bacchette, palline da tennis) hanno contribuito a rendere ancora più unica e originale l’esibizione del giovane musicista che considera la sua napoletanità elemento di “differenza, in tutto il mondo. Abbiamo nel DNA la passione, la volontà, ma anche una certa sofferenza o malinconia di fondo, che ci dà quella forza di andare avanti, di reinventarci ogni giorno e anche di ironizzare e sdrammatizzare”. Una napoletanità che è sicuramente un tratto distintivo e performante e che si ritrova più volte nel corso dell’esibizione con la rielaborazione di alcuni brani del repertorio classico napoletano in cui, tuttavia, si pecepisce di meno il carattere innovativo che hanno le creazioni originali di Danise.
“Il progetto ‘Danise oh the road’ – ci spiega l’artista – nasce perché la musica sia fruibile a tutti, a partire dalla strada. Inizialmente mi sono autofinanziato per il primo concerto che ho tenuto in una piazza di Napoli, poi per fortuna ho incontrato in questo percorso delle persone che hanno creduto in me e nel progetto, imprenditori privati che hanno sponsorizzato il tour che sta andando avanti da circa tre anni”.
Uno dei tanti meriti di Danise risiede anche nella sua capacità di coinvolgere il pubblico nei tempi e nei modi giusti, come quando racconta la genesi della canzone “Donna Cuncé” che è ambientata in una strada di Napoli, Vico delle Nocelle, dove lui attualmente risiede, dando via a quella coralità di intenti e suggestioni che è la base della sua produzione artistica: “non mi abituerò mai alla meraviglia e allo stupore del mio pubblico quando si trova davanti a un pianoforte a mezza coda e a un pianista che improvvisa un vero e proprio concerto perché quello che voglio creare è una comunità musicale che faccia rete e porti a un avvicinamento del popolo all’arte”.
Danise partirà a breve con una tournée nei Paesi del Sud America – che sente molto vicini a Napoli per attitudine alla vita e temperamento – con il suo nuovo disco che si chiama Sarava, un inno alla gioia, all’amore, alla comunità: “Sarava in portoghese vuol dire ‘salve’ e in latino ‘ave’, ma è anche un mantra che viene usato nelle religioni afro-brasiliane dove ‘sa’ vuol dire forza, ‘ra’ significa movimento e ‘va’ sta per natura/energia. Quindi Sarava altro non è che la forza che muove la natura”.
Un momento dell’esibizione di Danise al Museo Emblema di Terzigno: