Canova e l’antico. Dodici grandi marmi e oltre 110 opere in esposizione al MANN

“Canova e l’antico” è la grande mostra che porterà, dal 28 marzo al 30 giugno 2019, al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, per la prima volta, dodici grandi marmi e oltre 110 opere – grandi modelli e calchi in gesso, bassorilievi, modellini, disegni – del sommo sculture, considerato “l’ultimo degli antichi e il primo dei moderni”, in un confronto con i capolavori dell’arte classica che lo ispirarono.

Nel poderoso corpus espositivo, un nucleo eccezionale di ben sei marmi provenienti dall’Ermitage di San Pietroburgo, che vanta la più ampia collezione canoviana al mondo: in arrivo L’Amorino Alato, L’Ebe, La Danzatrice con le mani sui fianchi, Amore e Psiche stanti, la testa del Genio della Morte e la celeberrima e rivoluzionaria scultura delle Tre Grazie – ma anche l’imponente statua, alta quasi tre metri, raffigurante La Pace, proveniente da Kiev e l’Apollo che s’incorona del Getty Museum di Los Angeles.

“Il Mann, dove si trova la grande statua canoviana di Ferdinando IV di Borbone – spiega il direttore Paolo Giulierini – era il luogo ideale per costruire una mostra che desse conto di questo dialogo prolungato tra il grande Canova e l’arte classica”.

Qui infatti si conservano le pitture e sculture ‘ercolanesi’ che Canova vide nel primo soggiorno in città (che defini’ Paradiso) nel 1780; quindi i marmi farnesiani, studiati già quand’erano a Roma in palazzo Farnese. A questi si aggiungono capolavori che hanno entusiasmato scrittori come Stendhal e Foscolo, riuniti ora nel Salone della Meridiana: la bellissima Maddalena penitente da Genova, il Paride dal Museo Civico di Asolo, la Stele Mellerio.

Straordinaria la presenza di alcuni delicatissimi grandi gessi, come il Teseo vincitore del Minotauro e l’Endimione dormiente dalla Gypsotheca di Possagno (paese natale di Canova) o ancora l’Amorino Campbell e il Perseo Trionfante, restaurato quest’ultimo per l’occasione, e già in Palazzo Papafava a Padova.

Dopo il restauro, si ammireranno le 34 tempere su carta a fondo nero conservate nella casa natale dell’artista ispirati alle pitture pompeiane, in particolare, alle Danzatrici. Ecco, allora, la possibilità di confrontare per esempio i fieri Pugilatori raffiguranti Creugante e Damosseno – gessi proventi da Possagno dei monumentali marmi vaticani acquistati da Pio VII nel 1802 – con la statuaria classica a lungo studiata dall’artista: dall‘Ercole Farnese ai Tirannicidi; oppure il Paride canoviano con il Paride da Capua, marmo romano di fine II secolo d. C.; o ancora il busto dell’Imperatore Francesco II abbigliato all’antica, con corazza e clamide come un imperatore romano, con il Ritratto di Antonino Pio.

Tutti antichi marmi conservati al MANN, dove esattamente 2 secoli fa giunse dal mare la statua commissionata dal re borbone.

La mostra, curata da Giuseppe Pavanello, è organizzata da Villaggio Globale, ha il sostegno della Regione Campania, il patrocinio del Comune di Napoli, della Gypsotheca-Museo Antonio Canova di Possagno, principale prestatore di gessi e disegni e del Museo Civico di Bassano del Grappa ed è stata realizzata con la collaborazione di Ermitage Italia in virtù” del protocollo che unisce Mann e il museo statale russo.

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