Napoli. A Palazzo Reale in mostra l’autografo di Leopardi

“Il corpo dell’idea. Immaginazione e linguaggio in Vico e Leopardi” è il titolo dela mostra che sarà ospitata presso la Sala Dorica di Palazzo Reale, a Napoli, dal 21 marzo al 21 luglio 2019.

L’esposizione è sostenuta dalla Regione Campania e organizzata dalla Biblioteca Nazionale di Napoli, diretta da Francesco Mercurio, in collaborazione con il Polo Museale della Campania, diretto da Anna Imponente, Palazzo Reale di Napoli, diretto da Paolo Mascilli Migliorini.

Il percorso, curato da Fabiana Cacciapuoti, è incentrato sul dialogo tra Vico e Leopardi, ricostruito soprattutto attraverso l’incontro di due fondamentali testi quali “La Scienza Nuova” e lo “Zibaldone di pensieri”.

In mostra si potranno vedere, infatti, gli autografi della Scienza Nuova, dello Zibaldone di pensieri, delle Operette Morali, dell’Infinito, di Alla Primavera e dello Stratone da Lampsaco, conservati presso la Biblioteca Nazionale.

Un itinerario antropologico che, dal mito delle origini, passando attraverso l’elaborazione poetica dei primi canti arcaici e quella omerica, perviene al farsi del linguaggio e alla costruzione delle civiltà, il cui eccesso per entrambi gli autori, inteso quale eccesso di ragione, conduce infine alla barbarie, alla decadenza e alla corruzione. Temi che Vico e Leopardi affrontano in maniera diversa, storico-provvidenzialistica il primo, radicale il secondo. L’esperienza conclusiva del percorso vuol significare il messaggio leopardiano, esistenziale e umano, affidato alla Ginestra.

L’itinerario nel mito si avvale dell’esposizione di statue provenienti dal Museo di Palazzo Reale e dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Il progetto Exhibit e multimediale è a cura di Kaos Produzioni, con la direzione artistica di Stefano Gargiulo, il progetto delle strutture espositive di Giancarlo Muselli. Il catalogo, a cura di Fabiana Cacciapuoti, è edito da Donzelli.

L’idea della mostra nasce nell’ambito della convenzione stabilita nel 2016 tra la Biblioteca Nazionale di Napoli (direttore Francesco Mercurio), il Centro Nazionale di Studi leopardiani (CNSL, Presidente Fabio Corvatta) e l’Istituto per la storia del pensiero filosofico e scientifico moderno del CNR (ISPF, Direttore Manuela Sanna) per definire le confluenze tra il pensiero di Giambattista Vico e quello di Giacomo Leopardi, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto antropologico.

Il progetto della mostra è inserito nelle attività promosse dal CNSL per il bicentenario della composizione dell’Infinito, tra cui appunto la formazione di un Comitato Nazionale per le celebrazioni, presieduto da Giuseppe Balboni Acqua.

Le manifestazioni legate al bicentenario dell’Infinito (il cui primo autografo, datato appunto 1819, com’è noto si conserva nel fondo leopardiano della Biblioteca Nazionale di Napoli, fondo che costituisce in assoluto la più completa raccolta di carte leopardiane) avranno una durata di tre anni (2019-2021). Periodo nel quale il CNSL intende valorizzare con mostre, pubblicazioni e convegni internazionali, ma anche con procedimenti di digitalizzazione dei materiali, l’opera leopardiana a partire dell’Infinito.

L’autografo dell’Infinito del 1819 è quindi la prima versione del testo, di cui si conosce una bella copia identificabile nell’autografo di Visso (1825).

LA MOSTRA

Il corpo dell’idea. Immaginazione e linguaggio in Vico e Leopardi, a cura di Fabiana Cacciapuoti, è organizzata dalla Biblioteca Nazionale, dal Polo Museale – Palazzo Reale, col sostegno della Regione Campania, col contributo del Comitato Nazionale per il Bicentenario dell’Infinito, la collaborazione del MANN e del Teatro fondazione S. Carlo di Napoli.

Il percorso che di conseguenza ne deriva parte quindi dalle origini del mondo, attraversa il mito classico, si sofferma sulla nascita del linguaggio come prima forma espressiva poetica attraverso la forza della metafora, dà spazio al poeta che sia Vico sia Leopardi individuano come il più grande, cioè Omero, privilegia Achille come universale fantastico.

Se Leopardi si allontana poi dal mito, di cui permane la nostalgia, i due autori restano però legati nel segno del linguaggio considerato sia da un punto di vista gnoseologico che antropologico. La diffusione del genere umano, gli alfabeti che ne derivano, la nascita di popoli e nazioni e la formazione della civiltà sono tutti temo comuni in diversa misura ai due autori.

E se sulla corruzione e decadenza della civiltà considerata come eccesso della ragione entrambi concordano, Vico troverà una soluzione storico provvidenzialistica non riconosciuta da Leopardi, cui spetta un pensiero radicale, che trova infine luogo diversamente compiuto nel messaggio sociale, umano ed esistenziale della Ginestra.

L’intero percorso è esplicitato dalla esposizione degli autografi della BNN, dall’Infinito allo Zibaldone, dal Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco al Saggio sopra gli errori popolari o alle Operette morali di Leopardi e al manoscritto autografo della Scienza Nuova del 1744 di Vico; così pure sono esposti una trentina di volumi rari, tra ‘500 e ‘700, testimoni delle comuni letture dei due autori.

Il viaggio nel mito è accompagnato dalla scelta di statue significative dell’orizzonte poetico proprio a Vico e Leopardi, per i quali il sentire prevale in tutte le sue forme sull’elemento strettamente razionale.

Il percorso si avvale di una scenografia multimediale e immersiva (direzione artistica e regia Stefano Gargiulo di Kaos produzioni) e dell’impianto scenico delle strutture a cura di Giancarlo Muselli.

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