Palomba: “Senza l’aiuto dei Comuni la ripresa turistica è un sogno: Usare la tassa di soggiorno per migliorare la vivibilità delle città”
La stagione turistica appena conclusa è stata senza dubbio tra le più difficili degli ultimi anni. La pandemia ha, di fatto, frenato e bloccato l’espansione che, prima della sua comparsa, stava vivendo il territorio di Costa del Vesuvio.
Nonostante tutto ciò, però, l’ultimo scorcio di estate ha fatto registrare un incremento delle presenze con numeri importanti, anche se ancora lontani da quelli pre-Covid e che, seppur non risolutivi, rappresentano una base importante da cui ripartire. Insieme ai nostri associati, nei mesi precedenti l’estate, avevamo lanciato appelli alle istituzioni locali, regionali e nazionali per provare a combattere insieme le difficoltà di questo delicato momento storico.
Investimenti, sforzi, sacrifici che le imprese turistiche hanno cercato di affrontare – e continuano a farlo – per sostenere con il lavoro le strategie per affrontate il futuro. Eppure l’impegno profuso rischia spesso di restare lettera morta, poiché i turisti che visitano il nostro territorio, oltre alle bellezze artistiche, culturali ed architettoniche devono fare i conti con il degrado, le difficoltà di spostamenti, strade sporche e colme di rifiuti. E’ un colpo al cuore per l’imprenditore, che oltre agli impegni economici, mette passione e cuore, e alla fine è costretto a leggere le, tanto temute, recensioni rilasciate dai turisti, che spesso sono negative non per le attività ma rispetto al territorio. Sono recensioni che la classe politica dovrebbe leggere e per le quali dovrebbe impegnarsi ancora di più. Anche perché la pandemia ha modificato il modo di viaggiare. Sono tante le famiglie, le coppie o gli amici che scelgono percorsi individuali e non organizzati. In questo modo, però, fuori dai circuiti tradizionali vivono, oltre al bello, anche il brutto delle nostre zone. Pertanto, ai sindaci chiediamo un impegno reale, concreto e definito per rendere le nostre città sempre più appetibili dal punto di vista turistico. Anche perché gli avventori in alcune città del territorio pagano un obolo: si chiama tassa di soggiorno e, almeno nelle intenzioni di chi l’ha istituita, in qualità di tassa di scopo, dovrebbe servire a finanziare opere e lavori volti a migliorare il territorio e a dotarlo di servizi, a renderlo sempre più turistico!