Enoturismo + Export: la Campania può correre forte in tutto il mondo

I vini campani, noti a livello internazionale, possono rappresentare una grande opportunità di crescita per la regione. Occorrono capacità imprenditoriali, standard di qualità, visione strategica e supporto delle istituzioni.

Dopo l’eccezionale contrazione del 2020 dovuta alla pandemia, nel 2021 e nei primi mesi di quest’anno si è avviata la ripresa del settore turistico nel nostro paese, con risultati molto soddisfacenti. Le entrate e il numero di viaggiatori internazionali che hanno scelto l’Italia come luogo delle proprie vacanze sono in continua crescita. Oltre alle tradizionali mete (città d’arte, siti archeologici, isole e costiere) l’enoturismo rappresenta sempre più una realtà significativa, non solo per la qualità dei vini italiani ma anche per l’impegno di numerose aziende agricole e vitivinicole che hanno colto l’opportunità di crescita aprendo le loro cantine a visitatori e degustatori sempre più numerosi.

A Napoli il convegno ‘’In & Out – Enoturismo + Export = il successo del vino italiano” ha fotografato un’Italia sempre più attraente, evidenziando il potenziale di crescita per le aziende che operano nei mercati internazionali a forte competitività. Si stima che alla fine del 2022 l’export di vino italiano raggiungerà gli 8 miliardi di euro (+9% di vini fermi e soprattutto +24% di spumanti). In questo contesto promettente la Campania si trova ad affrontare nuove sfide, partendo da dati che la vedono però in posizioni meno felici. La produzione di vino regionale è ancora troppo bassa (circa 700.000 ettolitri su un totale nazionale di 50 milioni) anche se le esportazioni, che rappresentano soltanto l’1% del dato nazionale, sono in continua crescita: 57 milioni di euro nel 2021 (+ 38% nel quinquennio) soprattutto verso i mercati statunitensi e asiatici (fonte Nomisma Wine-Monitor).

L’incontro, moderato dal giornalista de IlSole24Ore Giorgio Dell’Orefice, ha offerto anche interessanti dati e prospettive sulla situazione del turismo enogastronomico italiano. Muovendo circa 14 milioni di turisti l’anno e un giro di affari di 2,5 miliardi di euro (dati aggiornati al 2019), l’enoturismo è un fenomeno che nasce in Italia 30 anni, da un’intuizione di alcuni imprenditori del settore, prima fra tutti Donatella Cinelli Colombini. Una forma di viaggio tematico che pone al centro dell’attenzione il vino e la sua produzione. Nicola D’Auria, presidente del Movimento Turismo del Vino, ha evidenziato l’importanza di accogliere i viaggiatori nelle aziende. “Fino a qualche anno fa – ha affermato – il vino era qualcosa di nascosto e le cantine erano posti polverosi accessibili e attraenti solo ai viticultori e ai loro enologi. Oggi non sono più solo luoghi dove si fa il vino, ma gli spazi sono pensati, oltre che per essere funzionali, anche per essere belli da vedere, in molti casi dei veri e propri musei. Come quello di Bargino nel Chianti classico, di Marchesi Antinori, che si è aggiudicato il premio di cantina più bella del mondo al World’s Best Vineyard 2022.” Accoglienza, promozione del territorio e valorizzazione dei vitigni locali, specie se autoctoni, sono i valori in cui credono numerose aziende in Italia, impegnate anche nell’organizzazione di speciali eventi quali Cantine Aperte e Calici sotto le stelle, che suscitano la curiosità di viaggiatori e appassionati e sostengono di fatto l’economia intorno al vino.

Il giornalista e critico enogastronomico cilentano Luciano Pignataro ha messo in luce alcuni aspetti di quest’ultimo periodo, che hanno portato le aziende ad accelerare i processi di modernizzazione, mettendo da parte strategie commerciali non più al passo con i tempi. Oggi in Italia si sta sul mercato con una nuova prospettiva di sviluppo. Non solo orientate alla promozione del brand o all’esportazione, le aziende sono sempre più presenti nella grande distribuzione e all’estero, promuovono i prodotti sui social network e fanno venire i clienti nelle loro cantine. Anche altri settori dell’agroalimentare hanno seguito lo sviluppo dell’enoturismo. Gli spazi attrezzati all’accoglienza e dedicati alla degustazione e alla conoscenza dei prodotti sono sempre più diffusi e in Campania li troviamo nei caseifici bufalini, negli oleifici e nei pastifici di Gragnano. “Il battistrada di questo processo è stato il vino – ha sottolineato Pignataro – anche in questa regione dove il turismo è stato sempre orientato verso i luoghi più noti e attraenti. Ad esempio si stanno creando nuovi spazi intorno al Vesuvio, dove alcuni imprenditori lungimiranti producono e promuovono vini in un territorio che fino a qualche anno fa era considerato minore ma che oggi sta sfruttando la sua unicità e il fascino della vicina Pompei. Oppure in Irpinia, nella zona del Taurasi, dove molte cantine si sono attrezzate per l’accoglienza. Sia l’export che l’enoturismo hanno successo solo se il livello dei prodotti sia costantemente di alta qualità e le aziende agiscano nella prospettiva della sostenibilità etica e ambientale”.

Presente al convegno anche l’assessore regionale all’Agricoltura Nicola Caputo che ha auspicato “un nuovo sistema enogastronomico e turistico della Campania per competere sui mercati internazionali, valorizzando i vitigni autoctoni, promuovendo i percorsi enoturistici e investendo sul branding regionale per rafforzare l’identità e la riconoscibilità dei vini regionali.” Per l’amministratore le denominazioni di origine dei vini campani sono troppe tanto da pensare di raccoglierle in un’unica DOC regionale sul modello che ha adottato la Sicilia qualche anno fa, più facilmente ‘’vendibile’’ anche all’estero.

Il convegno ‘’In & Out – Enoturismo + Export = il successo del vino italiano” è stato parte integrante dell’evento “Anteprima Vitignoitalia 2023”, annoverato ormai da tempo tra le iniziative dedicate al vino più apprezzate dal pubblico degli appassionati e dagli addetti ai lavori. Circa 100 le aziende presenti alla degustazione che ha avuto luogo nei saloni dell’Hotel Excelsior, con vista sul golfo di Napoli. 500 le etichette a raccontare le tipicità dei tanti terroir italiani (Langhe, Montalcino, Alto Adige, Abruzzo, Roma DOC, Prosecco DOC, Friuli DOC, ecc.). Presenti anche numerose cantine campane, tra cui Cantine Di Marzo, Alabastra, Tenuta Scuotto, Casa Setaro, Terre di Tora, Fontanavecchia, Tenuta Cavalier Pepe.

Soddisfatto il Direttore di Vitignoitalia Maurizio Teti che, per l’edizione Anteprima di quest’anno, ha aggiunto la parte convegnistica che ha messo in risalto le interessanti prospettive di sviluppo dell’enoturismo e dell’export del vino campano, di certo un’opportunità di crescita per la regione. L’appuntamento è per maggio 2023 con la XVII edizione di Vitignoitalia nella consueta cornice di Castel dell’Ovo.

Marco Viti

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