Campania terra di scoperte: le meraviglie del sito archeologico a due passi del Golfo di Policastro
La Campania si conferma ancora una volta terra di grandi scoperte. La storia millenaria si svela e porta alla conoscenza luoghi che hanno tanto da raccontare. Nell’entroterra del golfo di Policastro, Caselle in Pittari, in provincia di Salerno, il Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale (DISPAC) dell’Università degli Studi di Salerno ha individuato un piccolo abitato lucano.
La ricerca sul campo vede anche la collaborazione della Soprintendenza per i Beni Archeologici, Architettonici e Paesaggistici, competente per territorio, e la direzione di Antonia Serritella (Docente di Archeologia), affiancata da Maria Luigia Rizzo e Michele Scafurro. Prezioso anche il lavoro degli studenti della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici, del Dottorato in Metodi e Metodologie della Ricerca Archeologica e storico – artistica, della Laurea Magistrale in Archeologia e Culture Antiche e di quella Triennale in Scienze dei Beni Culturali.
Il sito, non molto distante da Roccagloriosa, sorge ai piedi del monte Centaurino e si estende su un ampio pianoro di circa 30 ettari, delimitato sui due lati da fiumare perenni che riversano nello Sciarapotomo, affluente del Bussento. L’ampia necropoli si estende su una collina limitrofa e ha restituito alcune tombe a camera indagate nel corso degli anni.
Da una prima ipotesi, si pensa che l’abitato sia sorto intorno alla metà del IV secolo a.C., anche se non si esclude la possibilità di una cronologia più antica, e poi abbandonato verso la fine del III secolo a.C. La concessione di scavo, rilasciata dal MIBAC, ha consentito di definire la planimetria di almeno tre abitazioni di grande dimensioni che si estendono su una superficie di almeno 400 mq. Le case si aprono su un asse viario che attraversa il pianoro in direzione nord-sud, intersecato da assi viari minori in direzione est-ovest.
Le abitazioni sono state realizzate con grande cura e sono organizzate su un cortile centrale. Di particolare interesse, il tesoretto di monete d’argento di zecca magno – greca ritrovato in una casa e la particolare tecnica costruttiva di un’altra casa definito “a scacchiera”, fino ad ora conosciuto solo a Velia. Le indagini 2018 hanno interessato lo scavo di una casa probabilmente provvista di un sacrario domestico, di cui sono riemersi ambienti con pavimenti molto ben conservati e un focolare all’interno del quale si conservano parzialmente dei vasi utilizzati nella cottura dei cibi.
Ciò che è emerso fino ad ora, è solo una minima parte di un insediamento molto più esteso e articolato, di cui è possibile intuirne la complessità grazie alle numerose indagini geofisiche realizzate dal CNR di Tito e condotte da Enzo Lapenna ed Enzo Rizzo. Ci auguriamo che futuri scavi possano ricostruire la storia di questo centro lucano e fornirci informazioni preziose sul territorio campano.
Si ringrazia l’Università degli Studi di Salerno per il materiale fotografico e per i testi.