La Fontana del Belvedere a Capodimonte

Opera del fiammingo Giuseppe Canart, è collocata in uno dei luoghi di maggiore richiamo del Giardino Reale

Questo gruppo scultoreo, alto sei metri, è caratterizzato da uno scoglio sul quale poggiano quattro figure marmoree. Tra eleganti festoni di frutta e fiori, due delfini dalle sembianze grottesche, accanto a due divinità fluviali, sorreggono una conchiglia, ornata da una pigna centrale dalla quale fuoriescono zampilli d’acqua.

La sua realizzazione è antecedente al 1760, data dell’impianto idraulico del Parco di Capodimonte, ragion per cui, per motivi storici e stilistici, il suo autore potrebbe essere Giuseppe Canart, scultore di origine fiamminga, formatosi a Roma nella bottega di Camillo Rusconi e attivo presso la corte borbonica per eseguire lavori di “restaurazione” sulle opere provenienti dagli scavi. Canarat fu autore, tra l’altro, della Fontana delle Flora o delle Sirene (1762-1767) per il Giardino Grande della Reggia di Portici.

Fino al 1885 la fontana fu collocata nella Real Frutteria del Giardino Torre, situato ai margini orientali del Bosco, noto anche come il “Giardino alla Francese” o il “Giardino di Biancour”, dal cognome della famiglia di giardinieri che l’ebbe in cura. Qui si coltivavano i prodotti più pregiati, destinati e riservati alla Mensa Reale.

In seguito, per volere di re Umberto I di Savoia, fu fatta trasferire nell’area del Belvedere dove fu posizionata su uno scoglio di dimensioni maggiori di quello originario, all’interno di una vasca più grande, recuperata dalla Fonte della Vaccheria, poco distante.

Nel giugno del 1885, Annibale Sacco, Direttore della Real Casa Savoia, affidò al marmista Antonio Belliazzi i lavori di smontaggio, pulitura e restauro dell’intero complesso e quelli relativi alla costruzione delle fondamenta per la sua nuova collocazione.

La fontana contribuì a rendere la zona del Belvedere uno tra i luoghi di maggiore richiamo del Giardino Reale, rispecchiando così l’età d’oro della Reggia di Capodimonte, come testimonia una cartolina del 1890.

Fino a qualche tempo fa, la fontana si presentava in uno stato di conservazione precario per la presenza di concrezioni calcaree di grande spessore, per la diffusa colonizzazione biologica di microrganismi autotrofi e ostruzioni nell’impianto dei giochi d’acqua. I marmi, inoltre, per effetto del deposito atmosferico, erano ricoperti da una consistente e tenace crosta nera di carbonato pluristratificata e la variegata colorazione segnalava la presenza di ossidi di ferro.

Da 9 maggio 2019, grazie a un restauro di 150mila euro finanziato da Ferrarelle S.p.A., la Fontana del Belvedere è tornata a zampillare e, tramite un ripristino degli impianti idrici e di tutte le canalizzazioni, sarà possibile nuovamente godere dei giochi d’acqua che hanno incantato e incanteranno generazioni di napoletani.

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