Una “buona” scusa per sedersi in tavola e viversi a pieno l’amore della famiglia
“In cucina funziona come nelle più belle opere d’arte: non si sa niente di un piatto fintanto che si ignora l’intenzione che l’ha fatto nascere.” Daniel Pennac
Dopo una settimana di ritmi serrati dettati dal lavoro e dalla scuola, in cui spesso ci si incrocia solo per un pasto fugace ad ora di pranzo, non desideri altro che viverti la tua famiglia senza l’orologio alla mano. È questo quello che c’è dietro alla focaccia fatta in casa del sabato sera, tanto amore. Al termine della staffetta percorsa dal lunedì, c’è una tavola imbandita alla buona con intorno mamma, babbo e due adorabili pesti che si godono la loro vittoria: un tempo pieno da condividere inondato dal profumo inebriante dell’impasto in cottura.
I gusti per la farcitura sono stati ampiamente passati al vaglio nel corso della settimana e così il venerdì sera abbiamo tra le mani la lista della spesa con gli ingredienti che arricchiranno la nostra o focaccia. Immancabili d’altro canto gli ingredienti base dell’impasto, di cui ci premuriamo di averne sempre una piccola scorta.
Per l’impasto occorrono: 400 g di farina manitoba, 200 g di semola rimacinata di grano duro, 350 ml di acqua, 3 cucchiai di olio evo, 7-8 g di lievito di birra, 1 cucchiaino di zucchero, 3 cucchiaini di sale fino.
Il procedimento. Metto nella ciotola della planetaria le farine, inizio a mescolarle con il gancio ad uncino e aggiungo il lievito sciolto nell’acqua a temperatura ambiente, lo zucchero ed aumento la velocità. Quando l’impasto sta per compattarsi del tutto, aggiungo l’olio ed il sale. Dopo quasi 10 minuti ad una moderata velocità, passo sulla spianatoia infarinata con la semola e faccio una serie di pieghe. Il panetto così ottenuto va in una ciotola oleata bella capiente, ricoperta con pellicola trasparente. Ripongo nel forno spento e me lo dimentico per le successive 10 ore.
Circa 45 minuti prima dell’ora di cena, con la spianatoia spolverata di semola già pronta sul tavolo, tiro fuori un impasto triplicato di volume, che mi dà sempre grandi soddisfazioni: facile da stendere, soffice e leggerissimo. Prendo le teglie. Dopo varie prove, posso dire quelle che più si adattano a questo impasto sono quelle tonde in alluminio usa e getta. Facili da utilizzare perché non hanno bisogno di nulla, anche se vestendo i panni di casalinga scettica metto sempre un filo d’olio sul fondo.
A questo punto, divido l’impasto in due e stendo direttamente in teglia il panetto con le mani oleate, lasciandolo più alto e affondando le dita per formare le varie bolle. Gli ingredienti in questo caso vanno per lo più sbriciolati sopra in egual misura. Il gusto classico con cui amo prepararla è quella che mi ricorda la focaccia barese, quindi olive condite miste nere e verdi, pomodorini e origano, qualche acciughetta per terminare. Un gusto alternativo che ho sperimentato da poco invece è con zucca stufata, olive nere, feta e rosmarino. Vi assicuro risultati da sapori decisi e coccolosi.
Bene, non resta che cuocere per 10 – 12 minuti in forno ventilato preriscaldato a 220 gradi.
Buon appetito e buona vita a clessidra ferma.