Edifici signorili e la Cattedrale con le opere del Goleto, la storia del piccolo centro
Sant’Angelo dei Lombardi, provincia di Avellino, conserva un impianto tipicamente medioevale con un’asse viario centrale che termina alla Cattedrale dedicata a Sant’Antonino.
Nel IX secolo i Longobardi divisero il territorio della Longobardia minor in due parti, una con capitale Benevento ed una con capitale Salerno. Fu in quel periodo che i longobardi salernitani eressero una serie di fortificazioni a difesa del confine tra cui il castello di Sant’Angelo dei Lombardi la cui costruzione favorì la formazione del borgo che prese il nome proprio dai suoi fondatori. Il periodo di massimo splendore è stato quello normanno-svevo, successivamente passò ai Caracciolo intorno al ‘500 in quanto Sergianni Caracciolo accordandosi con Giovanna II si fece concedere il feudo di Sant’Angelo che poi donò al fratello Marino.
Dopo questo momento il feudo venne acquistato dagli Imperiale che lo tennero fino al 1807. Napoleone ne fece un centro nevralgico-amministrativo, venne qui collocato il tribunale oltre ad esserci la diocesi già da centinaia di anni. I cittadini del borgo irpino non furono estranei ai moti carbonari e durante la rivoluzione partenopea anche in paese fu piantato l’albero della libertà che ancora oggi si conserva (probabilmente ripiantato a memoria di quei fatti).
A causa del terremoto dell’80 il borgo è stato gravemente danneggiato e ancora oggi si conservano le tracce del cataclisma.
Il Castello collocato sul colle più alto fu trasformato in un palazzo signorile, poi in un carcere borbonico e dal XIX secolo sede del tribunale.
Dirigendosi verso l’asse principale che porta alla Cattedrale, si incontra il portale di casa Ricciardi con un busto virile nella chiave dell’arco e il palazzo Loreto che ha un giardino pensile nel lato che affaccia sulla strada Fuori le Mura ed ha inglobato probabilmente una torre di difesa antica; da privati è stata acquisito dal Comune che sta terminando il restauro per dedicarlo alla comunità.
La Chiesa Cattedrale presenta in facciata delle linee arrotondate e morbide tarde forse dovute ad un restauro susseguito a dei terremoti, il portale è invece ancora cinquecentesco. In facciata compare San Michele, il Salvatore, Sant’Antonino a cui è dedicata la Chiesa. Nell’interno non sono più presenti gli affreschi perduti a causa del terremoto dell’80. Conserva invece ancora la Madonna di Montevergine, il Battesimo di Gesù di scuola del Solimena, il Salvatore di Domenico Vaccaro e il Crocifisso ligneo precedentemente conservati al Goleto.
Nella cripta si conserva l’altare marmoreo che precedentemente era al Goleto ed un dipinto con la Madonna del Latte, una delle poche raffigurazioni che si sono salvate della Vergine con il seno scoperto.