
La pellicola restituisce volto e dignità all’artista Antonio Ligabue
Qualche anno fa, precisamente nel 2018 al Maschio Angioino ci fu una bella mostra dedicata ad Antonio Ligabue, il pittore di Gualtieri che veniva dalla Svizzera. Una vita complicata quella di Ligabue, fatta di povertà e stenti, senza famiglia, senza amici, senza una casa ed infatti la sua casa divenne il freddo ed umido Po’, i suoi amici gli animali. Di essi imparò il linguaggio. Parlava con uccelli, conigli, cani, cavalli e così la gente, spaventata da quell’uomo piccolo e rachitico, gli stava alla larga: fu soprannominato “El matt”.
Attendevo da tempo l’uscita di un film a lui dedicato. Qualcuno ne ricordava la storia grazie ad una fiction Rai degli anni ’70 con Flavio Bucci. Oggi è Elio Germano a restituire ad Antonio Ligabue volto e dignità in uno splendido film dal titolo emblematico: “Volevo nascondermi” di Giorgio Diritti. Il covid ne aveva fermato l’uscita.
Da ferragosto, tre giorni di anteprima assoluta in tutte le arene e cinema d’Italia. Io ho assistito alla proiezione al Rione Terra di Pozzuoli dove, anche oggi e domani alle ore 21:00, si potrà guardare il film grazie alla rassegna di spettacoli all’aperto promossa dal Comune.
La pellicola ha già vinto un Orso d’Argento al Festival di Berlino (Elio Germano per la sua magistrale interpretazione, aggiungerei, l’ennesima), 2 Globo d’Oro come “miglior film” e “miglior fotografia” ed il nastro d’argento come miglior film dell’anno 2020. Dettagli. Ligabue, la sua vita dolorosa, drammatica e reale espressa attraverso i suoi quadri e i suoi colori “materici” e naif, sono già una vittoria.
Eppure Ligabue non aveva compreso tutto questo successo che all’improvviso gli piombò addosso quando qualcuno cominciò ad accorgersi di lui, pardon, dei suoi quadri che parlavano del suo difficile mondo. Arrivata la notorietà, si fece un regalo. Una moto rossa su cui correre in compagnia dei suoi dipinti che così si asciugavano velocemente come le ferite del suo cuore. La moto era un desiderio di libertà che lo teneva lontano dalla solitudine profonda e da un mondo che vedeva solo le sue stranezze.
Spesso Ligabue regalava i suoi quadri in cambio di un po’ di cibo. Privo di affetto, chiedeva col capo chino baci il nostro Toni. Ripeteva spesso una frase: “Dam un bes”. I Nomadi gli dedicarono con questo titolo addirittura una canzone. Ecco… È un bacio virtuale che diamo noi a lui attraverso la visione di questo splendido, poetico film.
Ora conosciamo la sua vita, la sua solitudine, la sua disperazione. Ci accompagna la colonna sonora (Invisible), anche questa meriterebbe un premio. Baci, lacrime e applausi tutti per te…Toni.