
Murales imponenti, torri normanne, portoni secolari e antiche stradine
L’Irpinia è una terra magnifica, madre di tradizioni secolari e paesaggi mozzafiato. Accoglie nel suo grembo, attraversata dal Fiume Calore, numerosi borghi storici di grande fascino.
Oggi vogliamo potarvi a Bonito – Bunìto nel dialetto locale – un comune di circa 2200 abitanti della provincia di Avellino, al confine con la provincia di Benevento. Un borgo collinare che mi è entrato e rimasto nel cuore, una mattina di primavera, principalmente per la sua accoglienza.
Il tempo, a pensarci bene, non era nemmeno dei migliori quel giorno, ma ci pensarono gli abitanti del luogo a riscaldare la giornata. Si perché i bonitesi, quando vedono arrivarti, non aspettano che tu gli ponga qualche domanda di tipo logistico, ti offrono di loro volontà già le risposte che cerchi.
Il borgo oggi è conosciuto come “Il paese dei Murales”, eccezionali opere di street art colorano e caratterizzano le mura di tutta la collina, il più importante di tutti è Genesi, dell’argentino Francesco Bosoletti. Effettivamente, anche noi ci recammo lì quel girono, per realizzare un servizio sui murales – spinti dalla curiosità e dalla passione. Eppure, al termine della giornata, le opere d’arte, non erano la sola cosa che ricordavo. E francamente ne fui sorpresa e felice.
Bonito non è solamente Murales. Appena arrivi al borgo, quasi subito ci si immette sulla centrale e carinissima Via Roma. Pochi sono i negozi che si incontrano lungo la strada, altrettanto i bar, a differenza invece dei portoni antichi, via Roma, così come tutto il paese, ne è piena. Sono magnifici, la loro secolarità trasandata, è segno di resistenza e si sposa benissimo con il nuovo che avanza.
Al termine della strada principale, si giunge a Piazza Municipio, punto d’incontro degli abitanti, la cui età media devo ammettere, mi ha sorpresa, me l’aspettavo forse più alta. Ed eccoli lì ad attenderci, abbiamo incontrato e conosciuto le nostre guide turistiche personali (abitanti del posto), durante la nostra pausa caffè. Molto gentilmente ci indicano il percorso giusto per non perdere nemmeno una briciola di quello che Bonito offre.
Tanto per cominciare, sulla destra si trova il Comune, di evidente giovane età, sulla sinistra invece, a guardia del borgo collinare, il Castello longobardo, a pianta quadrata, conserva quattro torri cilindriche e un ponte levatoio in legno. È un dato di fatto allora – penso – il vecchio ed il nuovo a Bonito, stanno bene insieme. Situata sempre in Piazza Municipio, la chiesa di SS. Maria per cielo Assunta, accanto alle scale d’ingresso del luogo di culto, ci viene indicato un simbolo massonico.
Ci suggeriscono poi, di fare un giro tondo (letteralmente) intorno alla parte alta del borgo, ed ecco che in pochi minuti giungiamo nel punto panoramico del paese: quanto verde dinanzi agli occhi, è la Valle del Calore e quella dell’Ufita. Alle nostre spalle, impossibile non notarla, la famosa Cappella di Vincenzo Camuso, al suo interno ritroviamo la mummia di un personaggio ignoto che i bonitesi venerano da più di due secoli. Insomma una sorta di santo a cui vengono attribuite capacità taumaturgiche.


Ritorniamo al punto di partenza, la piazza centrale. I nostri amici, ci indicano come ultima tappa, a pochi passi dal Comune, una stradina stretta stretta che porta il nome di Vico Elena. Scopriamo così un’antica strada un tempo chiamata Vicolo della Torricella, perchè nel passato aveva ospitato una delle torri di avvistamento a difesa del castello longobardo.

La nostra mattinata volge al termine, ci dirigiamo alla macchina pronti per la tappa successiva. Prima di salire in auto, noto una scritta in alto su un’abitazione dismessa “Torno subito“. Sono d’accordo, a Bonito ci ritorno presto.
