Un piccolo edificio di culto dalla storia travagliata
Da qualsiasi punto del centro storico si alzano gli occhi lo si scorge. Imponente e maestoso, da secoli svetta sulla collina a protezione di Napoli e ne è uno dei simboli: Castel Sant’Elmo.
All’interno vi è un piccolo edificio di culto, la Chiesa di Sant’Erasmo, dalla travagliata storia. Già nel X secolo esisteva una cappella dedicata al Santo Vescovo di Formia martirizzato da Diocleziano. Quando poi nel 1329 re Roberto d’Angiò fece costruire la fortezza, la inglobò all’interno, tanto è vero che gli antichi documenti si riferiscono alla struttura chiamandola Castello di Sant’Erasmo, poi di Sant’Ermo ed infine di Sant’Elmo. L’attuale struttura architettonica, con l’impianto a stella a sei punte, la dobbiamo al rifacimento operato dall’architetto Pedro Luis Escrivà di Valenza dal 1537, e la nostra Chiesa fu completamente rifatta nel 1547.
Nel 1587, durante un temporale, un fulmine colpì la polveriera e l’esplosione causò 150 morti e la distruzione della Chiesa, dell’abitazione del cappellano e degli alloggi militari. Incaricato della ricostruzione fu Domenico Fontana, che nel 1610 creò anche il monumentale ponte di accesso al castello.
La Chiesa presenta un magnifico pavimento in cotto maiolicato napoletano e dietro l’altare maggiore troviamo la settecentesca statua in stucco policromo di Sant’Erasmo, mentre sul soffitto c’è un affresco raffigurante l’Assunzione della Madonna, opera della seconda metà del XVII secolo di un allievo di Andrea Vaccaro, Giuseppe Fattorusso.
Grazie ad un recentissimo restauro tutte le tele, rimosse negli anni Settanta, sono ritornate in loco. La più bella è senza dubbio il San Michele che precipita gli angeli ribelli, oggi considerata una opera giovanile di Luca Giordano e databile alla metà del Seicento. A ben guardare è precursore delle eccezionali esecuzioni dello stesso soggetto nella Gemäldegalerie di Berlino, nel Kunsthistorisches Museum di Vienna e nella napoletana Chiesa della Ascensione a Chiaia, quest’ultima oggi in mostra al Museo di Capodimonte per la grande monografica dedicata al pittore, che raccoglie opere di Luca Fa Presto da tutto il mondo.