La cappellina, cuore antico della struttura, è parte dell’Arciconfraternita della Trinità dei Pellegrini
Nel cuore della Pignasecca c’è una bellissima chiesa poco nota, proprio all’interno dell’Ospedale dei Pellegrini. E’ la Augustissima Confraternita della Trinità dei Pellegrini che ha una storia centenaria. Nacque nel 1574 quando don Fabrizio Pignatelli, duca di Monteleone e Gran Balì della Compagnia dei Cavalieri Giovanniti, decise di edificare in un podere di sua proprietà un ospedale dedicato all’assistenza dei pellegrini ed una Chiesa, intitolata a Santa Maria Materdomini.
Con il tempo l’istituzione crebbe sempre di più, fino a decidere di edificare un secondo edificio sacro ben più grande, progettato da Carlo Vanvitelli nel 1769. Le due Chiese poi furono collegate da vari ambienti dove originariamente i confratelli si prendevano cura dei pellegrini, ma col tempo essi divennero i locali dell’ospedale. Alcune sale sono ancora ad uso della pia congregazione, vengono utilizzate per le riunioni e per vestire il saio rosso, che era la loro peculiare caratteristica. Esse sono finemente arredate con numerose opere d’arte e conservano ancora quasi intatta la decorazione ad affresco settecentesca.
Esiste poi un vano che conduce direttamente alla Materdomini, che è la parte più antica della struttura.
La cappellina è intitolata alla Gran Madre di Dio ed anche qui avremmo potuto trovare affreschi sulla volta e sulle pareti, sono stati purtroppo distrutti dai bombardamenti del 1943. Rimane per fortuna intatta la grande tela di Leonardo Olivieri del 1721, un tempo al centro della volta, che rappresenta la Madonna che accoglie i pellegrini alla presenza della Carità. Oltre la tela di Fabrizio Santafede raffigurante la Nascita della Madonna, il San Filippo Neri di Carlo Maratta, Abramo coi tre angeli di Nunzio Rossi e la bellissima statua della Madonna con Bambino di Francesco Laurana troviamo, in un ambiente annesso, una teca che ospita le meravigliose statue della Passione di Cristo.
Opera di maestranze napoletane e completamente in legno di pioppo, le statue sono a grandezza naturale e raffigurano i personaggi della Passione e della Morte di Gesù. Datate tra il XVI ed il XVII secolo, dell’originario complesso che contava più di venti figure sono giunte a noi i tre Dolenti, cioè la Madonna, San Giovanni Evangelista e Santa Maria Maddalena, un Cristo alla colonna, un Ecce Homo e un Cristo portacroce. Erano sicuramente usate durante la processione del Gesù morto il Giovedì Santo e rimandano a quella religiosità viva e popolare che animava la Napoli antica. Vedere le statue, il tormento e la sofferenza subita da Cristo doveva avere funzione didascalica ed instillare nel fedele quel sentimento di viva riconoscenza per colui che aveva preso su di sè il peccato e con la morte in croce aveva salvato l’umanità