Leonardo: cosa c’è di vero dietro la fiction?

Il merito alla serie di avvicinare i giovani all’arte, ma i puristi della materia avrebbero preferito vedere altro

Scrivere una recensione della serie su Leonardo Da Vinci andata in onda su Rai1 è complicato, perché sono mosso da due sentimenti contrastanti: se fino alla penultima puntata ero abbastanza interessato, sembrava un piacevole prodotto che poteva avere spunti interessanti, con il finale di stagione ho dovuto rivalutare la mia opinione, per i motivi che vi spiegherò ampiamente.

È vero che non era un documentario, certamente non ci si aspettava una ricostruzione dettagliata, ma sono stati fatti (purtroppo) tanti errori storici, sono state commesse molte imprecisioni giustificate dal fatto che questa era una fiction scritta per la televisione, e quindi romanzata.

Innanzitutto la serie ruota intorno l’omicidio di Caterina da Cremona, giovane modella di Leonardo. Ne è incolpato l’uomo che viene così condotto in carcere. Questo stratagemma non è altro che il pretesto per far raccontare al protagonista, oramai in catene, tutta la sua storia. Peccato che Leonardo non è mai stato imprigionato per omicidio, l’unica volta nella sua vita che ha visto la galera è stato a Firenze nel 1476, quando è stato accusato di sodomia insieme ad altre persone nei confronti del diciassettenne Jacopo Saltarelli. L’artista, vicino alla famiglia Medici, fu subito prosciolto dalle accuse per mancanza di prove. Non abbiamo la certezza che Jacopo sia stato col da Vinci, ma se diamo uno sguardo alla sua vita futura, non è improbabile.

Caterina: la donna amata ed odiata, notata come modella che diventa pian pian amica, confidente o forse qualcosa in più, in realtà non è mai esistita. Dalle lettere sappiamo che c’era davvero una modella con quel nome e Leonardo se ne servì spesso, ma nulla più. Caterina era anche il nome della madre dell’artista, e da qui forse è venuta agli sceneggiatori l’idea di giocare sulla donna e farne l’oggetto delle attenzioni di Leonardo, quasi come se volesse ritrovare nella donna l’amore non abbastanza ricevuto dalla madre. Credo sia stata una pessima idea, perché hanno condotto i fatti verso un improbabile epilogo che stona con la figura di Leonardo e, senza voler fare spoiler, hanno incrinato gli equilibri della serie. 

D’altronde questo Leonardo che ha su di se la maledizione che lo porterà a non essere mai felice, che distruggerà chiunque gli stia vicino, è tutta una grande forzatura: essendo un poliedrico artista sicuramente avrà avuto i suoi tormenti e le sue ansie, ma non era forse meglio mostrare la vita di questo genio, già da sola di grande potenza ed interesse? D’altronde il materiale storico non manca, ma non era questo l’intento di fondo, ma soprattutto: il pubblico voleva davvero vedere questo?

La modella viene conosciuta da Leonardo quando è apprendista nella bottega di Andrea del Verrocchio. Nella serie ha il volto di Giancarlo Giannini, ma se ci rifacciamo alle fonti ecco che scopriamo che il maestro aveva 39 anni nel 1462, anno in cui si svolgono i fatti. Leonardo tra l’altro doveva avere circa dieci anni all’epoca, quindi ecco una prima serie di errori. Il Battesimo di Cristo, la tavola che vede per la prima volta i due pittori operare insieme, viene presentata nel corso di un banchetto con la nobiltà di Firenze, e abbondanti coppe di vino. Non c’è cosa più sbagliata: la commissione della pala fu voluta dai religiosi della chiesa di San Michele in San Salvi (dove tra l’altro si trova il bellissimo Cenacolo di Andrea del Sarto) e certamente non avrebbero permesso una sorta di vernissage moderno! L’opera si sarebbe vista direttamente in chiesa.

La fama di Leonardo cresce, così come le commissioni. Se è vero che molti capolavori del pittore non compaiono proprio nella serie (si vede di sfuggita la Vergine delle rocce in una rapida successione di immagini), altri invece vengono trattati. E non benissimo. Intorno al ritratto di Ginevra de’ Benci si costruisce un vero e proprio caso, che non trova assolutamente riscontro nella realtà. La donna, descritta come colta ed amante delle arti, era figlia di Amerigo e nel 1474 aveva sposato Luigi di Bernardo di Lapo Nicolini. L’opera è un capolavoro, era stata dipinta per intero seguendo uno schema che poi ritroveremo identico nella Gioconda: la figura in tre quarti, con le braccia conserte e una lunga veste. Sullo sfondo piante di ginepro, che alludono al nome della donna. Nei secoli successivi il dipinto si rovinò nella parte bassa, così venne tagliato e tuttora se ne conserva solo la parte col volto.

Questa è storia, la fiction ha aggiunto particolari nuovi e non reali. Il padre di lei sarebbe stato infastidito da un dettaglio, la presenza della palma intrecciata al ginepro, che aveva fatto si che le malelingue avevano ipotizzato una tresca tra Ginevra e Pietro Bembo, il cui simbolo della casata era appunto una palma, che aveva avuto con la donna uno scambio epistolare e rapporti di cortesia, tanto che era stato lui stesso a tagliare il quadro. Peccato che quando Leonardo consegna l’opera lui era già morto e non la vedrà mai finita.

Veniamo alle note dolenti… Salaì, il diavoletto. Leonardo è a Milano alla corte di Ludovico di Moro. Nella sua bottega arriva Gian Giacomo Caprotti come apprendista e diventerà uno degli allievi più apprezzati ed il modello per numerose opere. Nella realtà non era certamente il ventenne con un passato da prostituto che gli si para davanti, in quanto sappiamo che nel 1490, anno in cui Giacomo va da Leonardo, egli ha dieci anni. Se c’è una cosa però su cui sono stati precisi, è stata la sua tendenza al furto, tanto è vero che fonti d’epoca lo descrivono come ladro, bugiardo, ostinato e ghiotto. Nonostante questo dimostrerà di essere un buon artista e aiuterà Leonardo a preparare i colori e tenere la bottega. Molto si è discusso della vicinanza tra i due, se fossero o meno amanti, cosa inequivocabilmente chiara nella serie.

Romanzare la storia è una operazione complicata e delicata, perché ci vuole, per me, un contegno, un punto oltre il quale non andare per il rispetto della Storia, quella con la S maiuscola.

La serie su Leonardo è andata troppo oltre, ha mischiato i piani creando una enorme confusione intorno la figura dell’artista. Questa avrà il merito di riuscire ad avvicinare i giovani verso l’arte del quattrocento, ma sicuramente farà storcere il naso a chi, come me, è un purista della materia e forse avrebbe preferito vedere altro.

Event Details
Cerca Evento