L’attrice partenopea si racconta in un libro con voce squillante e autentica ripercorrendo la sua carriera artistica attraverso le persone e le occasioni che l’hanno ispirata
“Tutto ha un inizio e una fine e, in questo “tutto”, ci sono inevitabilmente le cose belle e quelle brutte. Le prime portano con loro l’alba e il tramonto, un libro, le foglie verdi che in autunno cadono, gli amori, la gioventù, le risate con gli amici, il piacere di una tazza di caffè che in un attimo è già finita… Anche la fatica di studiare e di lavorare comincia e poi, per fortuna, finisce pure; le persone che amiamo prima o poi purtroppo ci lasciano, con il cuore gonfio di amore e dolore, testimoni assenti di pezzi di vita smarriti. Quand’ero ragazza era tutto o bianco o nero. Col tempo, ho imparato a leggere anche le sfumature di colore e ho capito che a volte quello che all’inizio sembra brutto può portare con sé insegnamenti che saranno utili per il resto dell’esistenza” – si racconta così Marisa Laurito in “Una vita scapricciata”, il libro edito da Rizzoli, che la poliedrica attrice partenopea si, e ci, regala per i suoi 70 anni.
Classe 1951, nata a Napoli il 19 aprile, la Laurito nel giorno del suo compleanno porta in libreria un libro per parlare di sé soprattutto attraverso le persone e le occasioni che l’hanno ispirata, accompagnata, aiutata nel suo percorso artistico e umano. Ed allora tra le pagine della sua “vita scapricciata” trovano posto Eduardo, l’amica Marina Confalone e Luciano De Crescenzo, Nori Corbucci e Renzo Arbore, Elvio Porta e Mariangela Melato.
Per ciascuno Marisa dipinge un ritratto di spessore arricchito con preziosi aneddoti. D’altronde, come le ricordava sua madre, quando è nata, il 19 aprile 1951 a mezzanotte, a Napoli, nella casa a fianco un vicino, don Gennaro, appassionato d’opera stava cantando l’aria della Turandot, intonando ‘Vincerò’.
Adolescente ribelle, negli anni del ’68, molto lontana dal ruolo classico di moglie e madre nel quale l’avrebbe voluta vedere il padre, a 20 anni fa il primo fondamentale incontro nella sua carriera, quello con Eduardo De Filippo, che la prende subito in compagnia e l’aiuta a cambiare le battute per non mettere troppo alla prova la sua ‘r’ moscia.
Un maestro d’arte del quale Marisa Laurito contesta la fama di ‘cattivo’: “Era molto severo e aveva fatto del lavoro la sua ragione di vita – spiega -. Tutto gli era costato sacrificio e solitudine”. All’insegna del coraggio anche il suo approdo a Roma, segnato da un inizio senza soldi e in case, la prima condivisa proprio con Marina Confalone, dove spesso veniva tagliata la luce.
Un periodo nel quale ha fatto anche altri lavori (dall’impastatrice di intonaco in un cantiere edile alla cuoca di torte); si è opposta a produttori e direttori di casting pronti ad allungare le mani, e si è lanciata anche in provini ‘spericolati’ come quello per Fellini, buttandosi, per farsi notare, davanti alla sua auto.
Le pagine del suo libro ripercorrono il suo percorso artistico, passato anche per il teatro sperimentale e la sceneggiata, oltre che per il cinema e la televisione con l’enorme successo popolare arrivato con Quelli della notte nel 1985 e proseguito poi attraverso numerosi programmi e partecipazioni televisive. Oggi la Laurito è la direttrice artistica del Teatro Trianon Viviani di Napoli.