Patrona e maggiore benefattrice in epoca romana, finanziò la biblioteca, l’acquedotto e il teatro
La vita di Matidia Minore si intreccia a doppio filo con il progressivo processo di romanizzazione della Campania settentrionale. Figura di spicco in età romana, nipote dell’imperatore Traiano e sorellastra di Vibia Sabina, moglie di Adriano, fu patrona e maggiore benefattrice dell’antica Sessa Aurunca. Grazie a lei venne costruito l’acquedotto e la biblioteca, ma venne finanziata anche la ristrutturazione del teatro.
Proprio dallo scavo di quest’ultimo è stata rinvenuta una statua bicroma che ci restituisce la prima testimonianza certa dell’iconografia di Matidia Minore, questa ricchissima donna desiderosa di affrancarsi dalla condizione di marginalità in cui l’avevano relegata per gran parte della sua vita la propria famiglia e che trova nella città di Suessa il terreno fertile per riscattarsi.
L’antica Suessa, città degli Ausoni-Aurunci, fu il territorio fulcro dell’azione politica ed economica che Matidia esercitò nell’ultima parte della sua vita, favorendo quel processo di romanizzazione del territorio, tanto che Sessa Aurunca divenuta colonia romana ne assorbe completamente l’arte e la cultura, vivendo il suo massimo periodo di espansione urbanistica proprio in età imperiale.
La statua di Matidia
La statua di Matidia Minore spiccava in tutta la sua imponenza al centro della scena del teatro. Oggi è custodita all’interno della sala espositiva del Castello Ducale e ci consegna una donna ritratta con una giovinezza idealizzata, con un viso quasi senza tempo e con lo sguardo rivolto verso l’alto.
Matidia Minore si presenta come Aura, ninfa della dolce brezza, con le vesti gonfiate da quel vento che tanti benefici regalò alla sua città. La scultura colpisce per la sua particolarità, infatti è stata realizzata in doppio marmo: bigio morato per il panneggio e bianco per le membra e la testa.
Il Teatro
Il Teatro di Sessa, che poteva ospitare circa 7mila persone, è il più grande della Campania dopo quello di Napoli. Costruito agli inizi del I secolo d.C., con successivi ampliamenti, era composto da tre ordini di 28 colonne ciascuno di marmo colorate, simbolo di lusso e ricchezza, con tantissime decorazioni architettoniche e da non meno di 40 statue (tra cui quella di Matidia) che rappresentavano divinità e personaggi della famiglia imperiale. Dopo la caduta dell’Impero Romano, il teatro fu spogliato dei rivestimenti marmorei e, nel XII secolo, anche delle colonne, dei blocchi calcarei e dei capitelli, utilizzati nella costruzione della Cattedrale.
Quello che è possibile ammirare oggi, è frutto di un recupero parziale ad opre di Amedeo Maiuri, negli anni ’20 del secolo scorso, e portato poi integralmente alla luce soltanto a partire dalla metà degli anni ’90. Il suo aspetto attuale ci restituisce le tracce degli interventi costruttivi successivi al primo impianto ed il legame topografico con la vicina villa suburbana, scavata nel 2004, ed oggi ancora oggetto di indagini.
Il Castello Ducale
La sala espositiva che custodisce la statua di Matidia Minore, oltre ad altri reperti provenienti dallo scavo del teatro, è ospitata all’interno del Castello Ducale, costruito su preesistenze di epoca romana e la cui struttura originaria, che sovrasta il centro storico cittadino, risale all’epoca longobarda. Con Federico II di Svevia viene ampliato assumendo una funzione prettamente militare. Divenuto residenza della famiglia Marzano a partire dalla fine del XIV secolo fu oggetto di una serie di interventi che lo tramutarono in palazzo residenziale. L’intero Castello è destinato ad ospitare la Biblioteca ed il Museo Civico.