Minori. La Chiesa di San Michele Arcangelo

Un piccolo tesoro in Costiera Amalfitana

La chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo costituisce il centro effettivo del villaggio rurale di Torre, località del comune di Minori, in Costiera Amalfitana.

La data della sua fondazione è incerta, ma è sicuramente antecedente al 936, quando si incontra la prima fonte documentaria, dove si parla di una iniziale ara sacrificale dedicata al dio Sole in quanto la chiesa sia perfettamente orientata secondo l’asse Est-Ovest.

In qualità di chiesa cristiana doveva essere molto piccola (probabilmente soltanto l’attuale abside) e la prima notizia storicamente certa è contenuta nei ‘Regesta Amalfitana’ dove in un documento del 961 si fa cenno di una chiesa dedicata a Sant’Angelo in Torre.

La chiesa, come si presenta oggi, è frutto di una serie di interventi di restauro ed ampliamento. Quello definitivo è avvenuto sul finire del XIX secolo grazie a fondi raccolti dai fedeli della parrocchia ed elargiti dal Regio Governo. Una lapide marmorea, posta all’interno della chiesa, ricorda il completamento della decorazione interna ed annovera i pittori e i parroci che, nel 1891 e nel 1933, curarono e finanziarono i vari abbellimenti pittorici: nel 1891, il pittore Matteo Casella curò l’abbellimento della parte superiore della chiesa (l’abside) col finanziamento del parroco Don Alfonso Russo e di tutti i fedeli, mentre nel 1933 il pittore Gaetano Piedimonte si occupò della parte inferiore (la navata) sotto il volere del parroco Don Luigi Di Lieto e dei fedeli tutti.

La chiesa parrocchiale si presenta con una struttura architettonica altrettanto semplice, in perfetta armonia con il paesaggio che la circonda: la facciata a salienti è caratterizzata dall’alternarsi di stucchi bianchi e gialli e da tarsie rosse e blu lungo le rifiniture della zona superiore; il portone d’ingresso, donato a devozione di Salvatore e Maria D’Amato, è sovrastato da una apertura a tutto sesto comunicante con la cantoria; sul lato destro della facciata si erge la torre campanaria a due piani, la quale ospita nel secondo piano due campane, restaurate ed elettrificate nel marzo 2012: la campana maggiore è datata 1722 e presenta una epigrafe raffigurante l’Annunciazione della Vergine Maria, mentre la campana minore, fusa nel 1992, sostituisce un’altra campana, datata 1623 sulla quale vi è una epigrafe riproducente la Vergine Maria col Bambino che, essendosi lesionata, è stata sottratta al campanile; sul lato sinistro della facciata vi è la casa parrocchiale,  edificata negli anni Sessanta del Novecento e che ha ospitato per vari decenni la scuola elementare del villaggio.

L’interno della chiesa, che si sviluppa su di una pianta longitudinale ad aula unica, è abbellito da interessanti pitture murarie realizzate a cavallo tra il XIX e XX secolo, quando la cultura pittorica contemporanea si compiaceva di riproporre il vibrante linearismo dell’arte gotica e bizantina.

Le decorazioni parietali della navata e del soffitto, privo di volta, sono opera di Gaetano Piedimonte, che le realizzò nel 1933: l’autore si è ispirato chiaramente al movimento artistico dei Nazareni, sorto all’inizio del XX secolo in opposizione alle avanguardie artistiche che contrapponevano all’astrattismo immagini intensamente spirituali tratte dal repertorio iconografico medievale. Al centro del soffitto è raffigurato San Michele tra i Santi Vito e Vincenzo; sopra e sotto le tre figure sono ritratti Gesù Cristo con l’Immacolata Concezione e i quattro evangelisti e alcuni simboli tipici dell’iconografia cristiana; lungo le pareti, invece, si può notare una teoria di angeli oranti e gigli bianchi. Dopo l’ingresso, un piccolo ambiente funge da deposito e conduce, attraverso una rampa di scale, alla cantoria e alla cella campanaria.

Prossima è la cappella del Santissimo Sacramento, nella quale, nel periodo natalizio, viene allestito un artistico presepio: l’altare, sovrastato da una piccola statua lignea del Sacro Cuore di Gesù, è stato donato nel 1888 da Vincenzo Ruocco fu Raffaele. Al di sopra dell’ingresso, vi è la cantoria con un organo a canne del 1739 (uno dei pochi sopravvissuti all’avvento delle moderne tastiere elettriche nella città di Minori). Quattro gradini separano la navata dal presbiterio, ove si staglia l’altare postconciliare in rame sul quale è raffigurato Gesù Cristo con le braccia aperte; volgendo lo sguardo in alto, si possono notare due lampadari di cristallo del XIX secolo e una lampada argentea, ascrivibile al medesimo secolo.

Un arco acuto, sostenuto da due colonne decorate con motivi geometrici e floreali, incornicia l’altare tridentino in marmi policromi, sul quale campeggia un trittico in cui sono rappresentanti San Michele nell’atto di calpestare il demonio in catene sovrastato dall’Eterno Padre e i due compatroni del villaggio, San Vito e San Marco, rappresentati secondo l’iconografia tradizionale. Opera di Matteo Casella del 1891, il trittico rappresenta uno dei rari prodotti di ‘art noveau’ esistenti in Costiera Amalfitana.

La pavimentazione marmorea, del XX secolo, sostituisce un pavimento in cotto maiolicato del XIX secolo, le cui tracce sono ancora visibili nel campanile.

La chiesa custodisce inoltre una tela raffigurante l’estasi di San Pietro d’Alcantara del XVII secolo del pittore Nicola Viso; una tela rappresentante l’Immacolata Concezione del XVIII-XIX secolo di autore ignoto; una tela che ritrae il Sacro Cuore di Gesù; una pala lignea raffigurante San Michele datata 1983 realizzata dal pittore salernitano Mario Carotenuto su commissione di Lorenzo Manzi e un’altra raffigurante la lavanda dei piedi datata 1984 dei pittori Vito Barra e Giovanni Gargano.

Degne di nota anche le opere statuarie: una statua lignea del XIX secolo di San Michele Arcangelo, oggetto di particolare venerazione e adorna di vari ex voto, viene portata in processione il 29 settembre; una statua lignea dell’Immacolata Concezione, anch’essa del XIX secolo, fregiata di due magnifiche corone, l’una argentea l’altra aurea, condotta processionalmente per le vie del villaggio l’8 dicembre; un manichino ligneo vestito di San Vincenzo Ferreri, con relativa reliquia, del XIX secolo, e una statua della Madonna di Fatima, esposta durante il Mese di Maggio e portata in processione a conclusione del mese di preghiera consacrato a Maria.

a cura di Luigi Reale

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