
In Via Rosini i resti archeologici risalenti all’età augustea
Pozzuoli 194 a. C. La città già greca diventa romana e coi romani, a suon di laterizi, malta e tufo, si arricchisce di strutture ed infrastrutture. Cisterne, strade, terme, templi, necropoli, anfiteatri e piazze. Queste ultime luogo di incontro e scambi, enormi e bellissime popolate da commercianti e schiavi, protette dalle divinità.
Pozzuoli è una “parva” Roma sul mare e sui vulcani che spesso però mortifica se stessa, dimenticando il suo glorioso passato e lo lascia nascosto in luoghi dove solo il caso e la curiosità possono condurti alla scoperta. E così capita, mentre cammini in un giorno qualunque accanto la Chiesa del Carmine, di trovare dei muri per caso. Sto parlando di quella piccola area archeologica riconosciuta, grazie ad alcune iscrizioni ritrovate nell’ottocento, come il foro transitorio della città, risalente all’età augustea.
Il riconoscimento ufficiale avvenne però solo intorno al 1950. Dove si trova? In via Rosini, esattamente all’interno di un complesso voluto, nella prima metà del ‘900, dal Vescovo di Pozzuoli Alfonso Castaldo, personaggio ancora molto amato nella città per il suo reale impegno nel sociale. Il sito si trova esattamente davanti agli uffici dell’agenzia delle entrate e versa in un grave stato di abbandono. Nessuna segnaletica o indicazione per un luogo le cui antiche iscrizioni indicavano come “celeber locus” ed è a pochi passi da due perle assolute come l’Anfiteatro Flavio e il Rione terra.
Poche mura e colonne spezzate sono sepolte non solo da piante ed erbacce, ma anche dall’indifferenza della gente. Difficile immaginare l’antico splendore di questo luogo, ma per fortuna grazie ad antiche foto e a un diario di scavo, si può risalire ad una struttura in marmo con una esedra scandita da nicchie cui era addossato un podio su cui poggiavano 12 colonne in coppia e delle quali furono trovate solo i plinti. All’estremità del ninfeo c’erano delle basi con statue. La piazza, con funzione di luogo di passaggio, era estesa per circa 12 metri con pavimentazione in marmo e una serie di taberne in opus lateritium e blocchetti di tufo. Fu abbandonato nel IV sec. d. C., l’Impero romano volgeva lentamente al declino. In seguito coperto dalla strada e riportato alla luce solo nel XIX sec. con la realizzazione dell’Educandato che ahimè condivide col sito lo stesso stato di abbandono.
Non resta che augurarci che caso e curiosità ridiano dignità.