Napoli. I Tesori nascosti, Tino di Camaino, Caravaggio, Gemito

Alla Pietrasanta la mostra curata da Sgarbi con opere di fondazioni o collezioni private

La Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, una delle chiese del cuore di Napoli, diventa spazio museale con l’esposizione “I Tesori nascosti. Tino di Camaino, Caravaggio, Gemito” grandi capolavori di proprietà di fondazioni, istituzioni bancarie o collezioni private. 

Le opere abbracciano un arco cronologico che va dal Trecento al Novecento e provengono da ogni parte d’Italia, costituiscono così un museo vero e proprio, una varietà di opere non legate ad una storia predefinita costituite da opere non clandestine ma non conosciute al grande pubblico. I privati proprietari, che non hanno un luogo in cui esporle al pubblico hanno trovato in questo spazio un vero e proprio contenitore museale.

La Basilica, che possiede il campanile più antico della città, è la sede del più antico luogo di culto napoletano, sorge accanto alla Cappella Pontano, che prende il nome da Giovanni Gioviano Pontano massimo esponente del Rinascimento meridionale ed una preesistente, la Cappella del Capuccio, poi arricchita da un trittico sulla conquista del regno da parte di Carlo VIII re di Francia.

La Chiesa, abbandonata per alcuni anni, è stata di recente sottoposta a restauri grazie a 1 milione e 300 mila euro del Grande progetto Unesco e 800mila euro raccolti dalla Associazione Pietrasanta a cui il Cardinale Sepe ha dato la Chiesa in comodato d’uso.

La mostra è curata da Vittorio Sgarbi e comprende 150 capolavori di oltre duecento autori. Si parte da due protomi femminile del 1250 probabilmente utilizzate come spioncini della Torre del Palazzo Imperiale di Foligno, opere protorinascimentali, la croce astile che deriva direttamente da Giotto (1310-1315) della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani, due rilievi marmorei di Giovanni da Nola (dalla Fondazione Cavallini Sgarbi), un capolavoro di Tiziano datato 1537 che rappresenta il comandante Gabriele Tadino di Palazzolo sull’Oglio, il San Francesco riceve le stigmate di Tiziano da Varallo, San Pietro di Guido Reni, ed ancora opere di Solimena, Luca Giordano, Pitloo, Battistello Caracciolo, Ribera, Mattia Preti. Di Vincenzo Gemito ci sono Lo scugnizzo e il ritratto di Fortuny, mentre al centro del percorso, creato come una serie di corridoi di un vero e proprio museo, la Maddalena addolorata di Caravaggio proveniente da una collezione privata.

Per la fruizione della mostra è possibile scaricare un’app gratuita in cui selezionare la lingua prescelta, all’interno audio e testi relativi a ciascuna opera, guidati dalla voce del curatore Vittorio Sgarbi, anche con sistema bluetooth che localizza l’opera più vicina nel percorso museale. Il 28 dicembre arriverà al Museo Madre di Napoli l’opera di Caravaggio conservata a Messina “la Natività”, uno dei piu’ celebri capolavori. 

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    Napoli, Piazzetta Pietrasanta
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