
Fondata nel 1620 dal Cardinale Decio Carafa, l’edificio è dedicato all’Annunciazione
Anticamente i confini di Napoli erano sanciti da alcune porte che, interrompendo la cinta muraria posta a difesa della Città, permettevano di uscire fuori dall’abitato.
Attraversando Porta San Gennaro si entrava nel Vallone dei Vergini e della Sanità; da Porta dello Spirito Santo si arrivava nella zona dove veniva svolto il mercato; dalla Porta di Costantinopoli si entrava in una zona completamente immersa nel verde e nella natura, che arrivava fino all’Eremo dei Camaldoli salendo l’Infrascata, l’attuale Via Salvator Rosa.
La zona prendeva vari nomi: da Piazza Dante fino a Piazza Mazzini era la Costigliola, di proprietà esclusiva della famiglia Carafa; dalla Pignasecca a Parco Ventaglieri si estendeva il giardino del Biancomangiare; dal Palazzo della Cavallerizza, l’attuale Museo Archeologico Nazionale, fino al vallone della Sanità si estendeva un terreno scosceso, che dal 1616 prese il nome di Fonseca, dalla famiglia che lo acquistò interamente.
Venne qui fondata nel 1620 dal Cardinale Decio Carafa una chiesa dedicata all’Annunciazione, che prese appunto il nome “a Fonseca” in virtù degli illustri proprietari. I bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale hanno devastato la struttura: all’interno si conservavano affreschi sulla volta a botte, che vennero così purtroppo perduti. A destra e sinistra dell’altare maggiore sono due anonime tele secentesche: Sant’Antonio da Padova tra due personaggi (forse i committenti dell’opera) e la Madonna con Bambino tra Santi.
Può quindi sembrare una edificio di poco pregio, ma in realtà nasconde tre particolarità:
Altare Maggiore
l’altare maggiore, in alabastro cotognino, proviene dalla chiesa del Divino Amore. Andò a finire nella Chieda di Santa Teresa degli Scalzi ed infine arrivò qui nel 1873. Il tabernacolo è interamente scolpito in marmo, con due angeli che sovrastano la porta del tabernacolo. Al di sopra dell’altare, in una cornice dorata, c’è il monumentale quadro dell’Annunciazione. Ritenuto opera di Luca Giordano, si è poi fatto il nome di Sabato Giordano fino al 2004, quando il restauro della tela ha rivelato la firma: Gio. Lonardo.
Santa Giovanna Antida Thouret
dal 2003 la Chiesa è stata dedicata a Santa Giovanna Antida Thouret, santa francese che ha speso a Napoli la sua vita in favore dei malati e che ha creato l’ordine delle Suore della Carità, presente anche nel quartiere. È stata aggiunta anche all’elenco dei Patroni di Napoli, che con lei arriva a ben 53 Santi!
Giacomo Leopardi
il 14 giugno 1837 in Vico Pero 2 moriva Giacomo Leopardi di colera. Pare che proprio da qui sia partito il prete che doveva dargli gli ultimi sacramenti: tanto è vero che nell’archivio parrocchiale si conserva l’atto di morte del Poeta.