La poesia di Alfonso Gatto sui muri di Salerno

Letteratura e arte a cielo aperto raccontano del poeta, giornalista e pittore salernitano

Passeggiando per Salerno, tra le bellezze di questa cittadina del Sud Italia, colpiscono spesso i murales, colorati e coinvolgenti in un miscuglio di disegni e testi, dedicati alla memoria del poeta Alfonso Gatto.

Sulle mura dei palazzi che insistono sulla piazzetta del Vicolo delle Galesse vi si trovano di tanto in tanto delle poesie su carta che attirano l’attenzione del visitatore e al contempo raccontano di uno degli illustri personaggi della città. Oggi vi è stata anche dedicata una Fondazione costituita nel 2011 per iniziativa degli eredi del poeta che ha lo scopo di diffondere la produzione letteraria e organizzare e presentare eventi culturali dedicati all’opera del poeta. È proprio merito della Fondazione presieduta dal nipote del poeta Filippo Trotta con la direzione artistica di GreenPino alias Pino Roscigno, aver portato la poesia di Gatto nelle strade di Salerno (ai suoi versi si sono poi uniti, come in un suggestivo libro di letteratura all’aria aperta, versi di molti altri poeti contemporanei).

Viene ricordata con una lapide marmorea la sua casa in Vicolo degli Amalfitani, 10 nel rione Fornelle, dove Gatto nacque nel 1909 in una famiglia di marinai e piccoli armatori. Nonostante le grandi capacità letterarie non si laureò mai a causa di difficoltà economiche; lavorò come commesso, istitutore nel collegio, correttore di bozze fino a diventare giornalista, attività che svolse poi per tutta la vita.

Antifascista convinto, viene arrestato e pasa alcuni mesi nel carcere di San Vittore a Milano. A distanza di alcuni anni fonda a Firenze con lo scrittore Vasco Pratolini la rivista Campo di Marte che diventa la voce del più avanzato ermetismo; intanto lavora per diverse testate giornalistiche quando riceve la nomina ad ordinario di Letteratura italiana per “chiara fama” presso il Liceo Artistico di Bologna. Ben presto la lotta di liberazione lo anima ed insieme alla sua persona ne sarà pervasa la poesia.

Alla fine della guerra Gatto è direttore di “Settimana” e co-direttore di “Milano Sera” ed inviato speciale de L’Unità, dove avrà un ruolo di spicco soprattutto per le sue idee e scritti comunisti. Morì nel 1976 ad Orbetello ed oggi riposa nel cimitero di Salerno; sulla sua lapide compare la frase dell’amico Eugenio Montale “Ad Alfonso Gatto per cui vita e poesia furono un’unica testimonianza d’amore”. 

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