La pubblicazione edita da Newton Compton, sui misteri, segreti, storie insolite e tesori
Viene definito “santo di confine” ed “ultima divinità pagana della città”, San Gennaro, il protagonista dell’ultima pubblicazione dello scrittore e giornalista Maurizio Ponticello, “Un giorno a Napoli con San Gennaro” edito per la Newton Compton nel 2016.
Il libro, che segue “Forse non tutti sanno che a Napoli..” e “Il giro di Napoli in 501 luoghi”, chiude una trilogia di testi dedicati alla città della sirena, alla sua storia ed aneddoti, ai suoi luoghi ed ai suoi protagonisti. E chiude il cerchio in maniera eccellente Maurizio Ponticello, trovando ancora qualcosa da svelare e chiarire su uno dei santi più venerati e discussi al mondo, tra fede e incredulità.
Dal miracolo alle date che rendono la vicenda storica accattivante e misteriosa, dai parallelismi con altri personaggi della storia di Napoli, Virgilio mago tra tutti a sottolineare quel pizzico di magia che rende tutto più suggestivo, ai luoghi della città a lui dedicati, la porta, la guglia, la catacomba, la chiesa.
“È innegabile che la storia di Napoli sia collegata a quella del santo con cui la città si identifica – spiega Ponticello alla presentazione del libro presso la libreria Mondadori di Castellammare di Stabia, con la presentazione di Pierluigi Fiorenza – non si può non conoscere San Gennaro se si parla di identità e territorio perché lui rappresenta il sangue e il suolo che è identità perfetta. Ed è talmente conosciuto San Gennaro che esistono comunità a lui devote in tutto il mondo, in Australia, in Canada, in Madagascar. Addirittura il nome della città di Rio de Janeiro (fiume di gennaio) sarebbe legata a San Gennaro così come a San Gennaro i brasiliani hanno dedicato lo stadio secondo solo al Maracanà, conosciuto proprio col nome di estádio são Januário. E si arriva così a 25 milioni di fedeli in tutto il mondo, un santo di primati incredibili ovunque”
Ma su San Gennaro la chiesa si mantiene neutrale, lascia fare e non prende posizione evitando anche di aprire una commissione di inchiesta sul miracolo che a guardar bene viene definito ‘prodigio’.
Ed anche a ricostruirne la storia, attraverso gli innumerevoli fiumi di inchiostro esistenti sul santo, alcuni conti non sembrano tornare. A partire da colei che pare abbia raccolto il sangue nelle ampolle, la vecchia Eusebia, che si ritrova in fonti che non vanno oltre il XV-XVI secolo; così anche l’anno 305 della morte è certamente sbagliato, non si sa più nulla di Gennaro per altri 150 anni, ne parla Paolino da Nola nel 430 ma ne parla in un modo tale che si crede piuttosto che si tratti di manipolazioni di fonti, perché di questo San Gennaro Napoli non ne sa nulla mentre la chiesa ha cercato di dimostrare che era invece conosciutissimo.
Così si arriva alla data del sangue, la prima data dello scioglimento 17 agosto 1389, in cui la cronaca registra solo una processione sullo scioglimento, ma non c’è ne un prima ne un dopo.
Tre sono le date gennariane più importanti e che non tutti conoscono: il 19 settembre ricorrenza della morte in cui si ripete il miracolo del sangue; il sabato che precede la prima domenica di maggio consiste nella festa dell’inghirlandata, una festa antica in cui avveniva il lancio dei petali ripetuto ancora fino a 20-30 anni fa, unica festa in cui il santo con tutti i compatroni di Napoli (ben 52) uscivano insieme in processione, si riversavano le statue in argento dei santi con tutti i gioielli, tra cui la meravigliosa mitra, per le vie strette dei decumani; nel mese di dicembre commemora invece quando nel giorno 16 del 1631, la città subisce una violenta eruzione del Vesuvio in un momento già tremendo per la città e la gente va in chiesa e trova le reliquie sciolte e decide di portarle in processione. Quella di dicembre è una festa esclusivamente laica per cui il mancato scioglimento del sangue non pare poi così grave (come è avvenuto lo scorso anno). Ma il fatto è che negli altri giorni dell’anno non si analizza il comportamento del sangue. Ci sono state teorie come quella in cui si proponeva che si trattasse di una sostanza tissotropica cioè che agitata in un certo modo si scioglie o si coagula, quindi una sostanza nota agli alchimisti medioevali o quella secondo cui la celletta dove si trova l’ampolla sarebbe in realtà una cella frigorifera. Al di là delle ipotesi di ricerca resta comunque il fatto che non siamo a conoscenza di cosa faccia il sangue gli altri 353 giorni dell’anno.
Ed anche poco chiara appare la storia della traslazione delle ossa: dapprima portate dall’agro marciano al cimitero extraurbano di Napoli di cui si parla negli Acta bononiensia di VI secolo ma in cui sono molte lacune. Ponticello cerca di dare risposte partendo da una consapevolezza: è innegabile che oggi esistano una serie di critiche per queste fonti, ma c’è uno sdoganamento che osserva la storia in un altro modo, un modo di consapevolezza che sa che San Gennaro non si può slegare dalla città, come Partenope sarà per sempre metà donna e metà uccello.