Uno dei luoghi abbandonati più fotografati al mondo rischia di scomparire
E’ uno dei luoghi abbandonati più fotografati del mondo ma rischia di scomparire. Il livello di allarme sullo stato di uno degli angoli più suggestivi del paese, il Vallone dei Mulini di Sorrento, è di nuovo alto dopo la frana che, nei giorni scorsi, ha colpito la parte di costone tufaceo confinante con l’Albergo “Antiche Mura”.
Lo smottamento ha provocato la caduta di detriti, macigni e residui di piante che si sono depositati nell’alveo del rivo sottostante. Secondo l’ipotesi del WWF, attualmente al vaglio dei periti della procura di Torre Annunziata, la frana sarebbe stata provocata anche a causa dell’eliminazione delle ceppaie di lecci secolari, avvenuta nel mese di luglio dell’anno scorso.
Il Vallone di Mulini, situato alle spalle di Piazza Tasso, domina da secoli il centro della città. Pur non essendo tra i siti turistici più frequentati di Sorrento, il famoso sito giornalistico americano Buzzfeed, che conta oltre 80 milioni di visite, lo ha inserito nella sua lista dei 30 luoghi più affascinanti del pianeta. Nel 2013 ha conquistato anche i social: immortalato da “Nature”, uno dei profili Instagram più visualizzati, il Vallone dei Mulini ha ottenuto milioni di visualizzazioni, collezionando in poche ore più di trecentomila “like”.
Ma qual è la storia che si cela dietro questa affascinante valle della costiera sorrentina?
Osservandolo dall’alto, affacciandosi dalla ringhiera di via Fuorimura, il vallone appare come un profondo solco che attraversa la montagna. L’origine di questo suggestivo scenario risale a 35.000 anni fa, epoca in cui si verificò la più vasta eruzione che sconvolse la Campania.
Il Vallone dei Mulini fa parte di un sistema di cinque valloni che anticamente attraversava la penisola sorrentina e indicava i confini tra un paese e l’altro.
La zona deve il proprio nome alla presenza di un vecchio mulino, utilizzato nei tempi antichi per la macinazione del grano. Accanto al mulino, nella valle esisteva anche una segheria, alimentata dalle acque sorgive che scendevano dalle colline e che serviva per la lavorazione di numerose tipologie di legno, come ciliegio, ulivo e noce, utilizzate dagli ebanisti sorrentini per realizzare i famosi manufatti artigianali lavorati ad intarsio. Nel Vallone dei Mulini di Sorrento si trovava, inoltre, un lavatoio pubblico, dove le donne del popolo andavano a fare il bucato.
La valle era collegata direttamente con Marina Piccola e con il porto, e rappresentava un punto di ritrovo per la popolazione locale, soprattutto per contadini e pescatori, come dimostrano numerosi dipinti e stampe del passato. Il vallone fu abbandonato dopo la costruzione di Piazza Tasso, avvenuta nel 1866. La realizzazione della piazza comportò l’incanalamento delle acque ed il riempimento della parte terminale del vallone, in prossimità della Marina Piccola.
“La copertura dei valloni intorno a Sorrento – spiega l’antropologo Giovanni Gug – può considerarsi l’evento più profondo nella metamorfosi del paesaggio locale, perché ne ha snaturato addirittura l’antico significato del nome: secondo l’archeologa Paola Zancani Montuoro, infatti – continua – l’etimo di Sorrento non avrebbe alcun collegamento col mito delle sirene, ma deriverebbe dal greco ‘surreo’, che significa ‘scorro insieme’ o anche ‘confluisco’ ”.
Attualmente si può accedere al vallone solo attraverso un piccolo cancello, visibile dalla strada che collega Piazza Sant’Antonino con il porto. La costruzione di Piazza Tasso ha, infatti, isolato il vallone, chiudendo tutte le vie di comunicazione e determinando condizioni climatiche invivibili per l’uomo, visto che il tasso di umidità si conserva costante intorno all’80%. Il particolare microclima, però, ha favorito lo sviluppo di una rigogliosa vegetazione spontanea il cui elemento dominante è la Phillitis Vulgaris, uno splendido e raro esemplare appartenente alla famiglia delle felci.