La cappella di San Pietro a Crapolla: un pellegrinaggio verso il mare

La piccolo edificio rappresenta una delle ultime roccaforti di culto sorrentine

È il 29 giugno e sono le 7 del mattino: il sole si affaccia con i suoi raggi estivi dietro la Torre di Crapolla, lambisce la costa, il monte, la pietra levigata dal vento e dalla salsedine. Ogni anno, in questo giorno, si celebra San Pietro: il pellegrinaggio a piedi dal borgo di Torca seguendo il vecchio sentiero, piccoli e grandi, anziani con bastoni di fortuna, in un rito che si tramanda immutato, come un appuntamento al quale non si può mancare, al riparo da reti wifi e tecnologie.

Un pellegrinaggio insolito, perchè in questo caso, invece di salire su un monte sacro, si discende in una marina incantata. Un culto di preghiera che pare essere rivolto alla natura, al creato.

In questo fiordo meraviglioso della penisola Sorrentina sul golfo di Salerno, la leggenda racconta dell’arrivo dell’apostolo Pietro in navigazione sotto-costa verso Pozzuoli, il grande porto di Roma. Tutta la nostra terra, infatti, ricorda questo “passaggio” in diversi luoghi di culto e nella toponomastica, dai colli di San Pietro, ad una croce in tufo a via Bagnulo a Piano, alla chiesetta di san Pietro a Mele alle porte di Sorrento, fino a Marina Grande.

Luogo di eremo di monaci basiliani in fuga durante il periodo iconoclasta, grotte e luoghi poco accessibili e solitari, fu qui che intorno al 1100 viene a sorgere un’abbazia benedettina, di pertinenza di quella di Montecassino. È verso Oriente che per secoli la preghiera mattutina dei monaci è stata lambita dallo stesso sole che entrava dai lucernari dell’abside della vecchia chiesa a tre navate, interamente affrescata, e di cui si intravedono alcuni resti, insieme al suono della risacca del mare.

Solo nel 1949 la generosità delle famiglie emigrate lontano verso le Americhe, volle riedificare una piccola chiesetta dedicata a San Pietro, la cui campana segna il passaggio del tempo, in un rito che dice radici, appartenenza, identità…e, nel più profondo, la voglia di affidarsi all’Apostolo che, fra slanci e rinnegamenti, alla fine di ogni cosa è riuscito ad imitare il suo Maestro fino in fondo. E che forse, lo scorcio di bellezza di Crapolla e della nostra costa, gli hanno reso il viaggio verso il martirio meno amaro.

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