Quando i Pink Floyd suonarono negli Scavi di Pompei

Musica e arte: video storico girato nell’ottobre del 1971

Dal 4 al 7 ottobre del 1971 la più grande band del rock mondiale suonò nell’Anfiteatro degli Scavi di Pompei. Fu il regista Maben, dopo una vacanza in Italia con la sua fidanzata ad avere l’idea: i Pink Floyd nell’anfiteatro romano più noto al mondo. Il manager dei Pink Floyd, Steve O’ rourke diede l’ok. Ed immaginò, quasi come una visione onirica, la sua band che suonava al crepuscolo degli Scavi, in mezzo alle rovine, a secoli di storia. L’arte che incontra l’arte.

Grazie all’amicizia di Maben con un docente dell’Università di Napoli, arrivarono i permessi dalla Soprintendenza. Sei giorni di riprese nel sito archeologico che per l’occasione venne chiuso al pubblico.

Le richieste. I Pink Floyd insistettero per eseguire tutto il materiale dal vivo, il che implicò il trasporto in Italia, via camion, di tutta la loro attrezzatura da concerto, assieme a un impianto per la registrazione a 24 tracce che garantisse la stessa qualità sonora dei loro lavori in studio.

Le curiosità. La troupe, arrivata a Pompei, verificò di non avere elettricità sufficiente a supportare tutte le attrezzature. Fu così che la corrente elettrica fu portata agli Scavi direttamente dal Municipio locale, attraverso un lunghissimo cavo che percorreva le strade della città. E per questo motivo dai sei giorni iniziali di riprese, si passò a 4.

Le scene girate per prime in ordine di tempo ritraevano i quattro musicisti aggirarsi fra i vapori della Solfatara di Pozzuoli; quindi, nell’Anfiteatro Romano la band eseguì dal vivo tre brani: la prima metà ed il finale di EchoesOne of These Days, e A Saucerful of Secrets; ciascun brano venne eseguito in sezioni separate, poi montate assieme. Dopo ogni ripresa, la band riascoltava l’esecuzione in cuffia per approvarla.

Ma non tutto andò per il verso giusto: il regista ha rivelato che diverse bobine di pellicola andarono smarrite subito dopo le riprese: questo, fra l’altro spiega perché il brano One of These Days include quasi esclusivamente inquadrature del batterista Nick Mason, il quale ha confermato la vicenda nella sua autobiografia del 2004.

L’idea di sposare musica e arte ha sempre appassionato le grandi band. Fu un grande successo, ad esempio, il concerto dei Pink Floyd a Venezia in piazza San Marco. Anche se per ciò che lasciò venne aspramente criticato dagli ambientalisti. Musica e luoghi d’arte potranno mai coesistere?  

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