No all’abolizione della Soprintendenza Archeologica di Napoli

La riorganizzazione del Ministero dei Beni Culturali avviata da Massimo Bray e continuata da Dario Frannceschini prevede l’accorpamento della Soprintendenza Archeologica di Napoli a quella di Salerno, Benevento, Avellino e Caserta con sede a Salerno. I dipendenti della Soprintendenza di Napoli hanno risposto con un secco ‘no’ a questo trasferimento che dovrebbe avere luogo nel gennaio 2015. È stato prodotto un documento in sede di assemblea, tenutasi venerdì 5 dicembre, che reca il titolo “No alla abolizione della Soprintendenza Archeologica di Napoli”.

Dopo 200 anni dalla sua istituzione verrebbe a cadere un ente fondamentale dal punto di vista logistico ed operativo e secondo il parere di molti dipendenti e sindacalisti la volontà sarebbe da ricercare in motivi politici per dare un segnale al sindaco De Luca.

La notizia del trasferimento è comparsa nella circolare del primo dicembre inviata al Ministero dopo pochi giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto del presidente del Consiglio. Il cambio di ‘residenza’ dell’Ufficio comporterebbe inevitabilmente difficoltà nella tutela del territorio, nonché un ritardo nei tempi tecnici nell’espletamento delle funzioni burocratiche.

La storica sede sita in un’ala del Museo Archeologico rischia dunque di venir meno; a questa si preferirà un appartamento privato in affitto nel centro di Salerno. Il Museo, dal canto suo, diventa autonomo per merito della riforma, ma di secondo livello. In caso di rimpasto generale anche i vertici verranno trasferiti, tra cui la soprintendente Teresa Elena Cinquantaquattro e Adele Campanelli.

Altri cambiamenti di grandi portate è l’accorpamento della Soprintendenza archivistica della Calabria con quella campana, con sede a Napoli. 

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