Vino. Sireo bianco Abbazia di Crapolla: essenza di un paradiso

Il Fiordo di Crapolla, antichissimo approdo di pescatori poco distante da Sant’Agata sui Due Golfi è tra le insenature più suggestive della costa di Massa Lubrense, in questo angolo di paradiso dove si pescano i gamberi protetti da “Slow Food” e sono conservate tracce visibili di un passato ricco di storia, come l’Abbazia di San Pietro di cui non resta che una vecchia cappella votiva intitolata allo stesso Santo, si erge una monumentale struttura cinquecentesca – che da sola – dà nome, forma e sostanza all’azienda vinicola “Abbazia di Crapolla”, un progetto nato dalla passione per il vino e ma soprattutto dalla voglia di valorizzare un territorio ancora oggi in possesso di un ricco patrimonio storico culturale, dove i vigneti, rappresenteranno ancora per molto tempo, l’elemento di continuità con quel passato, che qui ha visto produrre grandi vini come documentato da importanti testimonianze.

L’imprenditore Giuseppe Puttini ed il medico Fulvio Alifano, stregati da questo luogo, hanno dato vita nel 2007 alla loro meravigliosa cantina, affidandola sin da subito nelle mani di Luigi Moio, che ha dapprima posto le basi per una produzione di altissima qualità e ne ha poi ceduto le sorti, al suo fidatissimo allievo, Arturo Erbaggio.

Il progetto ambizioso, inizialmente, fu quello di conservare sul pianoro retrostante l’Abbazia, le vecchie viti di Merlot e di Sabato (un antico vitigno autoctono), ed impiantare nuovi vigneti di Falanghina, Fiano e Pinot Nero, scelta, sicuramente inusuale quest’ultima, ma dal carattere originale considerando la relativa vicinanza con il Vesuvio che con i suoi suoli ricchi di pomici, sabbia e lapilli, influenza in modo eccellente il risultato finale, in più  le vigne sono quasi sempre circondate da alberi di quercia o di frutta, i quali, uniti alla particolare morfologia del territorio, creano una condizione davvero ottimale per l’attento enologo Arturo Erbaggio, il risultato: una maturazioni in un equilibrio biologico da manuale ed una spiccata personalità nel bicchiere.

L’etichetta che meglio rappresenta questa azienda è quella del “Sireo” un bianco ottenuto con Falanghina – Fiano 70 – 30%, giallo paglierino, impatto fruttato, da sauvignon (un po’ fumé), fresco, persistente, mela bianca, agrumi esaltati dal fondo salino, vino straordinario, che meglio non potrebbe catturare e replicare l’anima e l’essenza di questo incantevole paesaggio.

Abbinamento sublime con gli spaghetti alla Nerano, unica pecca che se ne producano appena 3.000 bottiglie ed in Costiera d’estate se ne bevono un bel po’.

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