Ravello Festival. Felicori punta sulla musica classica e cerca sponsor

Mauro Felicori, neo commissario della Fondazione Ravello, nel suo primo incontro pubblico con la stampa traccia un quadro di quella che sarà la sua azione nei prossimi mesi e accarezza già l’idea di aprire l’Auditorium a Pasqua per un evento eccezionale.

Ravello Festival continuerà ad avere nella musica classica il suo cuore pulsante ma, allo stesso tempo non escluderà incursioni nella danza, nel jazz e nel pop, con una apertura al teatro di prosa e alla musica sacra.

L’immagine di Ravello è una immagine musicale – ha spiegato Felicori. Non tradiremo questa tradizione. Al massimo potremmo aggiungere, ma non togliere un nostro grande punto di forza. A questo mi atterrò anche da un punto di vista di budget e collaborazioni. Sto anche accarezzando un’idea – ma potrei anche smentirmi io stesso in futuro – di utilizzare il meraviglioso organo del Duomo, per una incursione nella musica sacra”.

Felicori, voluto alla guida della Fondazione su indicazione del Governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca ha ribadito: “Il presidente De Luca mi ha dato un grande incoraggiamento. Non mi sono stati messi vincoli, anzi. Vai, ‘ti diamo un potere. Usalo’. Mi ha fatto anche piacere che il suo sia stato un discorso generale, perché l’ho preso come un segno di fiducia. Evidentemente è convinto che una volta che ho studiato la cosa saprò come fare. De Luca mi ha detto che considera Ravello il posto più bello del mondo e quindi di attenermi a questo suo giudizio nel mio modo di lavorare. I beni culturali al Sud sono in buona parte ancora tutti da esplorare dal punto di vista della loro produttività. A Ravello parliamo di un paesaggio meraviglioso, di un festival di grande tradizione che sta in un paese eccezionale. Nonostante alcune criticità che ci sono state, non metterei l’accento su queste. Le criticità ci sono ma vanno superate; non sono tali da avere compromesso questa grande produzione”.

Il commissario, nel corso del suo intervento, si è voluto soffermare più sull’ambizione del Ravello Festival, piuttosto che “porre l’accento sulle criticità”. L’ex direttore della Reggia di Caserta ha affermato di provare “due sentimenti contrastanti: “l’orgoglio di questa nomina e il piacere per la stessa, ma anche un senso di responsabilità, quasi di timore di fronte ad una sfida gigantesca, soprattutto per i tempi. Ho trovato un’atmosfera ottima nel paese e tra colleghi”.

Felicori ha già incontrato i dipendenti della Fondazione: “uno ad uno. Sono una risorsa strategica. Ho confermato già il segretario generale. Un manager di mestiere si occupa di efficienza e di efficacia. Si preoccupa di raggiungere i risultati migliori nel minor dispendio di energia. Essendo, in Italia, un po’ abituati a scialare, questo viene inteso un po’ in senso punitivo. Il manager non è un uomo di bisturi, anche, ma deve essere soprattutto un motivatore, uno che indica la strada. Io mi vedo come un direttore d’orchestra che quando va via l’orchestra è in grado anche di suonare da sola”.

Secondo Felicori, “il ruolo commissariale non va inteso come se la struttura deve lavorare di meno, anzi. Deve fare di più. Vorrei incontrare anche Maffettone e De Masi (due ex presidenti della Fondazione Ravello, ndr) perché voglio ricostruire la storia. Credo che chi è stato presidente qui mantiene comunque un rapporto affettivo, magari anche nella polemica. Sono tutte idee che voglio raccogliere. Ho l’umiltà di sfruttare l’intelligenza diffusa che c’è”.

Intanto, si fa sempre più spazio l’ipotesi che l’Auditorium di Ravello possa ospitare un evento a Pasqua: “Il caso dell’Auditorium è molto difficile. Renderlo produttivo non è facile. E’ una bellissima sfida ma difficile. Sto raccogliendo tutte le idee e quelle buone rubarle, indicando ovviamente l’autore. Se qualcuno ha buone idee me le segnali. Io sono qui ad ascoltare. E’ una sfida molto difficile. La destagionalizzazione non è facile in una realtà che ha già una stagione molto lunga e in cui gli alberghi chiudono. Sul festival, invece, – rimarca – sento una particolare urgenza, soprattutto per il tempo. Villa Rufolo, fortunatamente, ha una situazione buona. Anche lì dobbiamo comunque darci degli obiettivi. Abbiamo tante ambizioni, ma la situazione è solida. La Fondazione Ravello deve fare del bene non solo a se stessa e quindi al Festival e alla Villa, ma anche a tutto il territorio. Vogliamo beneficiare delle meravigliose realtà che ci circondano. Mi muoverò in tal senso. Il festival deve essere una risonanza per la promozione del territorio e per l’Italia intera. E’ una delle tante immagini del nostro Paese. Quando parlo di risultati penso ovviamente ad un successo di spettatori ma anche ad una comunicazione internazionale che riguarda Ravello, la Costiera, la Campania, l’Italia. Questo deve essere il compito di chi si occupa di cultura in Italia e io cercherò di lavorare in questo senso”.

“Ravello, un po’ come tutto lo spettacolo dal vivo, soffre delle carenze di bilancio che ci sono state. Ma credo sia recuperabile. Quando si parla di cultura in Italia, io distinguo molto tra il mondo dei beni culturali e il mondo dello spettacolo. Il primo deve imparare a far da sé. Non c’è bisogno che il governo spenda più soldi per i beni culturali. Dovrebbe favorire il fatto che i musei siano in grado di produrre da sé la ricchezza di cui c’è bisogno. Faccio ovviamente un discorso estremo. Se si potessero spendere più soldi sarebbe, ovviamente, meglio. Per il mondo dello spettacolo sono convinto che tutti i sacrifici degli ultimi venti anni hanno fatto soffrire il mondo dello spettacolo senza dare un serio contributo al bilancio dello Stato. Il mondo dello spettacolo dal vivo, che poi è molto importante per l’Italia, meriterebbe qualche attenzione in più. Nel caso di Ravello, fortunatamente, c’è un forte impegno della Regione Campania, molto solido. Possiamo comunque fare sempre meglio. Va detto, però, che allo stato attuale non abbiamo uno sponsor per l’edizione 2019 e lo dobbiamo trovare. Non avere ancora un programma per l’estate è una cosa di cui dobbiamo occuparci subito. Penso, comunque, che ce la possiamo fare” conclude Felicori.

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