Dal carrello della spesa al food delivery
Gli ultimi anni hanno stravolto le nostre vite, tutto è profondamente cambiato: abitudini, stili di vita e molti aspetti della socialità, ma soprattutto l’approccio alla spesa, soprattutto nel mondo food&beverage. Il lockdown ha accelerato il grado di digitalizzazione aumentando gli acquisti on-line e fatto fioccare le attività di delivery. A questo intricato puzzle si è aggiunta la particolare congiuntura economica, che ha determinato la crescita dei prezzi del “carrello della spesa”.
Come è cambiato la spesa media in Italia?
Ciò che salta agli occhi è la diminuzione drastica della spesa nella ristorazione, con un calo di oltre il quaranta per cento. Nonostante l’emergenza sanitaria sia rientrata e “cenare fuori” è possibile, senza nessuna restrizione il mercato di pub e ristoranti è ancora traballante, e si prevede che lo sarà ancora a lungo. Di conseguenza la spesa per i
consumi alimentari in casa non poteva che salire, raggiungendo picchi del 20% in alcuni mesi del 2022.
In particolar modo, i prodotti confezionati sono quelli che più sono stati interessati dall’aumento, rispetto a quelli freschi. Una differenza di quasi il doppio. Questo è dovuto al pregio che questi prodotti hanno di essere facilmente riposti e conservati anche per lungo tempo, ed è una preferenza di consumo che si nota in quasi tutte le categorie di cibo: dai legumi, al pesce (più surgelati rispetto ai freschi), fino ad arrivare al latte, che come mai prima d’ora aveva visto un calo di quello fresco rispetto a quello a lunga conservazione.
È noto come durante la pandemia ci sia stato un interesse crescente nel fare da sé prodotti come pane, focacce, e in generale gli alimenti a base di farina. Proprio la farina infatti ha subito un aumento degli acquisti enorme, insieme ai lieviti di vario genere (tutti ricordiamo la notizia degli scaffali del lievito completamente vuoti). Questo interesse è
calato nell’ultimo anno ma non come ci si poteva aspettare: infatti l’acquisto di uova, farina e altri prodotti del genere è rimasto stabile nel suo aumento. Sembra quindi che l’abitudine di “far da sé” determinate cose sia rimasto invariato nel tempo, consolidandosi.
Nel 2021 il mercato mondiale delle bevande alcoliche e i suoi cinque segmenti (vino, superalcolici, birra, sidro, ready to drink) hanno raggiunto il valore di 1.317 miliardi di euro. Un settore che cresce dunque e che è sempre più diversificato, tra soluzioni d’acquisto in- store e online. A trainare è la birra (42% del totale del mercato mondiale), seguita dai superalcolici (35%) e dal vino (20%). Ready-to-drink e sidri si posizionano invece a fondo
classifica, con percentuali rispettivamente del 2% e 1%.
Infine un dato interessante, che spiega in parte l’abbandono di pub e ristoranti, è quello del food delivery che è ormai all’ordine del giorno, soprattutto tra i più giovani, grazie all’utilizzo di app che in pochi minuti ti permettono di completare il tuo ordine e di fartelo arrivare a casa in breve tempo. Le pubblicità di queste compagnie si fanno sempre più numerose, così come i cosiddetti rider che vediamo per strada in bicicletta o col motorino.
Sono passati solo due anni dallo scoppio della pandemia, ma l’eco si sente ancora, e dobbiamo prendere atto che (nel bene e nel male) ha influenzato la nostra routine, forse per sempre.
a cura di Roberta Raja