Il Lago e l’ingrata Patria

Il passato glorioso dell’antica Liternum 2000 anni fa

Nascosto dietro ad alte canne e cespugli incolti si trova, in quel di Giugliano, un lago dal nome importante e dalle grandi dimensioni. Si chiama lago Patria, un bacino d’acqua salata di 2 km quadrati. È il più grande lago costiero della Campania eppure, quasi nessuno lo conosce, tutti credono che qui ci sia solo terra e per giunta, di nessuno. Eppure si trova in un luogo dal passato glorioso dove, nel 194 a. C. i romani fondarono la colonia di Liternum e questo lago aveva un altro nome, era la Literna Palus (come veniva chiamata anche dal poeta Stazio).

Qui visse, per alcuni anni, un illustre cittadino romano della gens Cornelia, valoroso generale che prima sconfisse Annibale a Zama durante la seconda guerra punica e poi litigo’ con Roma. Scelse di ritirarsi a vita privata proprio in questi luoghi lontano da quell’ insopportabile corruzione della città Caput Mundi, e qui, lontano da clamori, solo e offeso, morì. Si chiamava Publio Cornelio Scipione meglio conosciuto come Scipione l’Africano. Fonti storiche ci dicono che sulla sua tomba volle far incidere un breve e “pungente” epitaffio “Ingrata Patria ne ossa quidem mea habes” (Ingrata Patria non avrai le mie ossa). Uno scatto d’orgoglio ante mortem affidato ai posteri contro chi lo aveva ingiustamente accusato di corruzione. Prima vittorie, gloria, denaro e potere, poi infamia e oblio. Le cose, dopo 2000 anni, “caro Scipione”, vanno ancora così.

Il “princeps senatus”, pugnalato alle spalle, accusato di essersi appropriato illecitamente di indennità di guerra, scelse l’esilio volontario. Quella parola da lui utilizzata in questo luogo “Patria” ha ribattezzato quella Palus: oggi è il Lago Patria. Pare che abbia la forma di un cuore…e batteva questo cuore, certo che batteva. Liternum aveva il suo foro, il suo teatro, la sua basilica e qui Scipione aveva la sua bella villa. Poi, più in là nei secoli, fu importante luogo di caccia, oasi naturale e centro vitale di attività sportive con una flora e una fauna il cui ricordo è affidato, oggi, più alla fantasia che alla memoria poiché tutto è ormai quasi totalmente svanito.

Incuria, degrado e abusivismo hanno gettato nell’oblio le sue acque. Eppure questo luogo ha ancora il suo fascino. È il suo colore al tramonto. È il suo silenzio. È il volo di quei pochi uccelli che lo sfiorano a pelo d’acqua. Loro non lo abbandonano e gli fanno ancora compagnia. Quel volo è disperato soffio vitale che si contrappone a una lenta agonia. Il lago – cuore sta cessando di battere. È guardato a vista da Ischia. L’isola verde ha il suo occhio vigile sulla terra ferma. Dalle sponde del lago, distratti da guardrail deformati, quasi non la noti nei giorni di maggior foschia, ma “lei” osserva con sguardo compassionevole questo sfortunato bacino d’acqua che ha perso la sua memoria.

Lo guarda commossa e gli sussurra, attraverso quel volo di uccelli ambasciatori, che lui è il più grande di tutti. Deve recuperare la sua gloriosa memoria per quanto il mondo che lo circonda, dopo 2000 anni, da queste parti, mostra ancora di essere profondamente ingrato… 

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