Da Amalfi a Positano: le perle della costiera

Con lo sguardo perso tra il mare e i monti

Per raggiungere Amalfi,  il centro della costiera amalfitana, patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, abbiamo due distinte alternative, una attraverso la statale che costeggia il mare l’altra scavalcando  la catena dei Monti Lattari, salendo su ad Agerola da Castellammare di Stabia per poi  scendere dal versante opposto lungo il pendio della catena montuosa , li dove i tornanti si tuffano direttamente nel mare azzurro. Una volta giunti alla rotonda posta al centro di Amalfi e lasciata l’auto, possiamo subito apprendere la storia della  gloriosa Repubblica Marinara e quella di Flavio Gioia, amalfitano doc e inventore della bussola  raccontata nel Museo dell’Arsenale conosciuto anche come Museo della Bussola e del Ducato Marinaro. Tra i vari reperti presenti, spiccano le prime bussole che hanno cambiato il metodi di navigazioni ed i cimeli che raccontano la storia di Amalfi repubblica, tra i quali, la tabula de Amalpha, primo codice di navigazione del mediterraneo, il tari’, la moneta della repubblica e le pandette di Giustiniano. Dal museo, il tratto che ci divide da piazza Flavio Gioia è minimo. appena 100 metri. Da qui, posizionandoci al centro della piazza all’altezza della fontana di Sant’Andrea la vista che si apre sul Duomo è imponente. Costruito nel X secolo con la facciata in maiolica risultato di diversi  rifacimenti, il duomo ci accoglie con la sua maestosa scalinata che conta  57 gradini. L’interno è in stile barocco anch’esso rimaneggiato nel corso dei secoli. L’unica struttura originaria è il Campanile risalente al 1180. Da un lato dell’altrio si accede al chiostro del  Paradiso, eretto nel 1266 e ornato da un quadriportico con con 120 colonnine. Da qui si raggiunge l’ingresso del museo diocesano, all’interno del quale sono  conservati, tra gli altri, il tesoro della cattedrale, una mitra angioina in oro e gemme ed una statua lignea di madonna col Bambino.

Lasciato il Duomo prendiamo la stradina a destra, Via delle Cartiere e giungiamo nella cosiddetta Valle dei Mulini ad un altro museo storico di Amalfi, quello della Carta. Ospitato all’interno di una ex cartiera, è museo dal 1969 ospita al suo interno macchinari ed attrezzature per la produzione della carta di Amalfi, interessante è anche la mostra fotografica ospitata al primo piano che racconta le fasi storiche della produzione. Se vogliamo però addentrarci in quelle che sono le attrazione meno conosciute di Amalfi, se vogliamo allontanarci dal caos del borgo invaso da turisti, merita una visita la Riserva Naturale del Vallone delle Ferriere. La si raggiunge lasciando il Museo e proseguendo seguendo le indicazioni sentieristiche  ben evidenti. Canyon selvaggi alle spalle di Amalfi che si addentrano coperti dalla vegetazione fino alle rocce dei monti Lattari, la prima parte del sentiero che parte proprio dal centro di Amalfi per poi inerpicarsi all’interno della catena montuosa, è facilmente accessibile a tutti ed offre uno spettacolo naturale davvero unico. Il tutto dovuto al suo ecosistema che offre ai visitatori specie vegetali provenienti da tutto il mondo, dalle felci tropicali ai pteris vitttata del Borneo. Il sentiero segue le acque limpide di un torrente che nel corso dei secoli  ha alimentato le cartiere presenti nella valle e di cui oggi incontriamo i ruderi.  I giochi d’acqua offerti dalle cascate e la natura rigogliosa rendono l’esperienza ancora più invitante. Oltre ai ruderi delle cartiere rinascimentali incontriamo sul nostro percorso anche quelli di alcune ferriere borboniche che danno il nome alla valle.

Lasciamo definitivamente Amalfi e percorrendo sempre la nostra SS163 sulla nostra strada incontriamo le indicazioni per la Grotta dello Smeraldo a Conca de Marini. Scoperta nel 1932 un tempo era accessibile da terra, attualmente invece è possibile accedervi solo via mare perché quasi del tutto sommersa. L’ambiente interno accessibile con le barche in condizioni di bassa marea è  festa suggestiva di colori. Prima di lasciare Conca merita una toccata la Torre di Capo Conca, una delle innumerevoli torri di vedetta della costiera ma sicuramente la meglio conservata risalente al ‘500, veniva utilizzata come avvistamento dei i pirati invasori.

Lasciata alle nostre spalle Conca, raggiungiamo Furore e soprattutto il suo Fiordo. Seguendo la scalinata che dalla Statale ci porta a livello del mare incontrando le case restaurate del borgo dei pescatori che ci accompagnano docilmente verso la spiaggia, all’interno dell’insenatura proprio come se fossimo in uno scenario nordico. Alla sinistra della stessa nel periodo piovoso scorre un torrente che in estate si insabbia nei ciottoli. Seguendo il suo letto immaginario ci si ritrova all’interno del fiordo dove la vista del mare va a svanire per lasciare spazio alla natura che emerge dai costoni calcarei, Da qui un’altra scalinata ed un sentiero ci accompagnano alla scoperta dei mulini e delle cartiere restaurate sapientemente negli ultimi anni per poi salire arrampicandosi lungo le sponde del torrente fino all’abitato di Furore considerato dai più un museo all’aperto grazie ai numerosi murales che lo rendono un vero e proprio “paese dipinto”.

Riprendiamo la nostra auto e le curve della SS 163 alla volta di Positano, attraversiamo il comune di Praiano, e le frazioni Vettica e Arienzo di Amalfi e dopo l’ultimo tornante ci ritroviamo davanti la perla della costiera amalfitana. Le sue case bianche a dirupo sul mare sormontate dal  Campanile della Cattedrale ci mostrano la cartolina di presentazione, ancora più bella e particolare quando la luce del sole lascia spazio alle fioche lampade delle strade e delle abitazioni. Lasciamo l’auto ai parcheggi posti a monte e scendiamo seguendo le scalinate che tagliano la strada verso il borgo di Positano, qui incontriamo negli strettissimi vicoli, numerose botteghe artigiane e locande che con l’ingresso dalla strada offrono inaspettatamente terrazze a picco sul mare. Le Torri, costruite per l’avvistamento dei pirati saraceni, che caratterizzano il tratto costiero sono numerose e meritano la nostra visita, una su tutte quella della Sponda, attualmente è una abitazione privata e sorge proprio a ridosso della spiaggia Grande. Le altre torri, lungo la costa sono in ordine quella  Transita, di Fornillo e dei li Galli che sorge proprio di fronte agli isolotti omonimi.

Il cupolone maiolicato della chiesa di Santa Maria dell’Assunta con la scala che degrada direttamente sulla spiaggia chiude la nostra visita del borgo le cui origini risalgono al X secolo quando sul luogo vi fu eretta un abbazia benedettina. All’interno si venera l’icona bizantina della Vergine Assunta protettrice di Positano alla quale sono legate diverse leggende riguardanti il suo approdo, una delle quali vuole che una voce indirizzò verso la terraferma una nave alla deriva proprio nei pressi di Positano ed i naviganti per ringraziare del prodigio consegnarono l’icona alla popolazione. Singolare anche la Statua lignea della Madonna col Bambino conservata nella Cappella di Santo Stefano di fianco all’altare maggiore. Numerose sono le antiche ville settecentesche sparse sul territorio di Positano ma quasi tutte ad oggi sono state inglobate in strutture ricettive, spicca su tutte Villa Murat che nel 1808 divenne residenza di Gioacchino Murat, che ne amava la tranquillità e la vista che donava ai suoi occhi.

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