Guida ai “calici” Dop e Docg prodotti nella nostra regione
Taurasi, Falanghina, Aglianico, Greco di Tufo, Cilento o Costa d’Amalfi: che si tratti di un rosso generoso o di un bianco finissimo, ogni provincia della Campania presenta sul proprio territorio antichi vigneti autoctoni che annualmente producono uve a bacca bianca e rossa, dalle quali vengono prodotti vini eccellenti.
Sono oltre 40mila gli ettari coltivati a vigna in Campania, una regione di antichissime tradizioni vitivinicole. Basti pensare alla elevata produzione che avveniva già in epoca romana. Favorita dalla conformazione geografica la coltivazione della vite è molto diffusa grazie ad una superficie che per oltre il 50% è collinare e per il 30% montuosa.
I vini della Campania annoverano 15 etichette a Denominazione di Origine Controllata (DOC), 4 a Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG), e 10 ad Indicazione Geografica Tipica (IGT).
Che si tratti della verde Irpinia o dell’incantevole Cilento, della costa vesuviana o del Sannio non fa differenze: da sempre la Campania Felix è sinonimo di vini di eccellenza.
Fiore all’occhiello della produzione vinicola campana è senza ombra di dubbio il Taurasi DOCG, vino a base di Aglianico rosso, che per la sua struttura e predisposizione all’invecchiamento si è guadagnato l’etichetta de “Il Barolo campano”. L’Irpinia offre nel panorama dei vitigni campani anche il Fiano di Avellino, ottenuto dall’omonimo vitigno conosciuto già dagli antichi come Vitis Apiana, e il Greco di Tufo, di fatto il più nobile dei vitigni bianchi meridionali, la sua uva veniva anticamente chiamata Aminea gemella perché sviluppa un gran numero di grappoli doppi. Sempre in provincia di Avellino si produce anche l’Irpinia DOP/DOC. In questa zona è diffuso il metodo di coltivazione ad alberello.
L’Aglianico, di fatto uno dei vitigni rossi più importanti, è prodotto maggiormente in provincia di Benevento. E’ qui che viene prodotto il DOP/DOCG Aglianico del Taburno, ma anche le DOP/DOC Sannio e Falanghina del Sannio: si tratta di vini di grande personalità, decisi, caratteristici nell’aroma.
Altri vitigni rossi di particolare fattura sono oltre al Taurasi, l’Aleatico e il Piedirosso anche noto come “Per e palummo” (Piede di Colombo) dell’Isola d’Ischia e della zona attorno a Napoli. Le terre vulcaniche dell’area vesuviana e napoletana offrono anche antichi vitigni a bacca bianca quali il Falanghina, il Biancolella, e il Forastera tanto per citarne alcuni, ed a bacca rossa quali il Tintore, la Coda di Volpe. Qui vengono prodotti ed imbottigliati il DOP/DOC il Lacryma Christi del Vesuvio, la Falanghina dei Campi Flegrei, l’Ischia e il Capri sulle due omonime isole del Golfo di Napoli.
Anche la Penisola Sorrentina offre il DOP/DOC omonimo, così come le sottozone di Gragnano, Lettere e Sorrento producono vini di eccellente qualità e tradizione.
L’antica Terra di Lavoro, ovvero la provincia di Caserta produce DOP/DOC come il Falerno del Massico, il vino più noto, apprezzato e costoso dell’antichità, l’Asprinio di Aversa ottenuto da viti a bacca bianca che si arrampicano, maritate al pioppo, verso il cielo raggiungendo anche i 15 metri di altezza e, infine, il Galluccio e il Casavecchia di Pontelatone.
La Costiera Amalfitana, in provincia di Salerno, esprime vini fortemente tipicizzati, derivanti da vitigni autoctoni quali il Fenile, la Ginestra, il Ripolo ed il Pepella, unici per la complessità aromatica. E’ in queste zone che si produce la DOP/DOC Costa di Amalfi (Furore, Ravello e Tramonti), mentre più a sud nel Cilento troviamo la DOP/DOC Cilento ed il Castel San Lorenzo.