Scopriamo uno dei borghi più noti della Campania, a metà strada tra Amalfi e Positano
Ingrid Bergman, Romy Schneider, Marcello Mastroianni, Humphrey Bogart, Gina Lollobrigida, Totò, Pier Paolo Pasolini, Roman Polanski, Greta Garbo, Harrison Ford e Sharon Stone: non è un mero elenco di personaggi famosi dello showbiz, ma quelli che hanno potuto ammirare, sia lavorativamente che in tenuta da vacanza, il più noto borgo di pescatori della Campania: il fiordo di Furore.
Questa straordinaria insenatura rocciosa che offre una delle immagini più belle della costiera amalfitana, sfocia nelle acque del Tirreno a metà strada tra Positano ed Amalfi. Nei decenni successivi al secondo dopoguerra, i luoghi raccontati da Rossellini nelle sue pellicole conoscono un rapido degrado. Mentre le case di pescatori vengono abbandonate una dopo l’altra, il letto del fiordo viene inquinato dagli scarichi urbani ed industriali dei paesi vicini. Ma il riscatto avviene agli inizi degli anni Ottanta con la realizzazione di un depuratore e prosegue con la costruzione di due chilometri e mezzo di gallerie per condurre le acque depurate fino al mare. Il tunnel, finanziato dall’Unione Europea e dalla Regione Campania, appartiene ad una profonda azione di recupero dell’antico borgo e delle strutture protoindustriali risalenti al XVII secolo.
Posteggiata l’auto nei pressi del ponte che scavalca il fiordo (data la mancanza di spazio si tratta spesso della parte più complicata della visita), si segue la scalinata che scende al borgo o quella che si abbassa sulla sponda opposta verso l’Ecomuseo – in cui sono esposte alcune delle piante più rare ed interessanti della Costiera -. Negli edifici, restaurati con particolare attenzione, si notano ancora i condotti che portavano l’acqua al mulino facendola arrivare con sufficiente velocità. Ma il vero spettacolo è all’esterno, con le rocce a picco, i ripidi boschi di leccio, il mare che lambisce la spiaggia di sassi e le pareti.
Un luogo perfetto, per romantici o per chi è alla ricerca della suggestione, in cui fare il bagno, nonostante sia un ristretto specchio d’acqua posto allo sbocco di un vallone a strapiombo. Il Fiordo di Furore è come una ferita nella roccia, una spaccatura dovuta ad un torrente quasi sempre secco, lo Schiato, che scende a picco dal bordo dell’altopiano di Agerola fino a tuffarsi in mare.
Sulle rocce del fiordo di Furore, come nel Vallone delle Ferriere, cresce la Pteris cretica, una delle felci tropicali che trovano un ambiente adatto in Costiera, mentre in cielo si può scorgere il falco pellegrino. Per chi non teme le passeggiate impegnative, c’è a disposizione l’antico sentiero dei pescatori che conduce ai tornanti, un gradino dopo l’altro, verso il santuario di San Michele e l’abitato di Furore, entrato a far parte nel 1997, come tutta la Costa d’Amalfi, del Patrimonio Mondiale UNESCO.